Hamas ha controllato Gaza con la forza bruta e il terrore, vero. Ma non solo, perché il gruppo terrorista capitanato nella Striscia da Yahya Sinwar si è avvalso di un Servizio di sicurezza generale, incaricato di spiare i palestinesi e sopprimere qualunque forma di dissenso.
Lo rivelano alcuni documenti ottenuti dall’intelligence israeliana e visionati dal New York Times, che elencano i compiti di questa forza speciale: protezione degli affiliati, delle proprietà e dei leader del gruppo terroristico, repressione delle proteste, supporto delle decisioni dei dirigenti, diffusione della propaganda e diffamazione di oppositori politici. Gli agenti del Servizio di sicurezza generale, inoltre, spiavano anche la Jihad islamica palestinese, gruppo affiliato ad Hamas nella Striscia.
Il lavoro del Servizio di sicurezza generale, stando a quanto scritto dal NYT, si avvaleva di una rete di informatori nascosti tra la popolazione, che sceglievano i loro obiettivi tra coloro che avevano aver partecipato a proteste o avevano criticato pubblicamente Hamas e, addirittura, coloro sospettati di avere relazioni al di fuori del matrimonio.
La speciale unità guidata da Yahya Sinwar poteva attingere da una cassa il cui budget mensile era di 120mila dollari, era composta da 856 persone, 160 di cui pagate per diffondere la propaganda di Hamas.
Non si è a conoscenza se al momento questa organizzazione sia ancora attiva o se sia stata distrutta in maniera inconsapevole dalla reazione di Israele al brutale attacco del 7 ottobre.
Ciò che sappiamo con certezza è che il primo posto nelle preoccupazioni di Hamas non era (è) certo il bene del popolo palestinese, ma la sua repressione e la soppressione del dissenso.
Altra cosa che sappiamo con certezza è che il lavoro del Servizio di sicurezza generale non è stato analizzato a dovere dai propal di tutto il mondo, come invece è stato fatto per gli attacchi israeliani.
Gli studenti che accusano Israele di reprimere il popolo palestinese leggeranno mai questa notizia apparsa sul New York Times?
Se sì, cosa penserebbero, cambierebbero gli obiettivi della loro protesta?
Probabilmente no, perché le sorti del popolo palestinese interessano esclusivamente in chiave israeliana…