All’indomani del 7 ottobre, ma a dire la verità anche prima, diversi personaggi della cultura, della politica, dei media, delle tv, delle istituzioni, hanno invocato per l’ennesima volta la “soluzione a due stati”: Israele e uno palestinese.
La declinazione italiana è stata capeggiata da una gran parte della sinistra, da storici che ignoravano la storia e altri presunti opinionisti, che volevano nascondere il proprio antisemitismo, sostenendo che l’unica soluzione per il Medio Oriente era la nascita di uno stato palestinese, che andava “sommandosi” a Israele.
Il mondo ebraico, invano, ha provato a spiegare che la controparte palestinese non accettava l’esistenza dello Stato d’Israele. Così come in passato, Oslo su tutti, le leadership arabo-palestinesi hanno sempre insistito su un punto: lo stato palestinese deve sorgere dal fiume al mare. In altre parole: un grande stato palestinese sopra le ceneri d’Israele.
Ma ancora i personaggi sopracitati hanno continuato a propugnare la soluzione a due stati, sapendo perfettamente che sia l’AP sia Hamas, sia la Jihad Islamica volevano e vogliono distruggere Israele.
Oggi a riprova di quello che sosteniamo da anni, è proprio Hamas a respingere la soluzione a due stati.
A dirlo è stato il capo dell’organizzazione terrorista arabo-palestinese all’estero Khaled Meshal, in un messaggio diffuso su Telegram:
“Il nostro popolo palestinese chiede liberazione, libertà dall’occupazione e la nascita di uno stato palestinese. La stragrande maggioranza del popolo palestinese vuole una Palestina dal mare al fiume e dal nord al sud. Rifiutiamo la soluzione a due stati”.
Meshal ha aggiunto di respingere “i confini del ’67” che “praticamente sono un quinto della Palestina” e “non possono essere accettati”.
Hamas, quindi, con cui secondo molti Israele dovrebbe sedersi al tavolo della pace, ha detto che vuole uno Stato che comprenda tutto lo Stato ebraico attuale.
Se ancora non fosse chiaro: Hamas vuole distruggere Israele. Non vuole uno stato ebraico. Ne vuole la cancellazione dalla carta geografica.
A dirlo sono proprio i macellai di Hamas. Continuare a sostenere la soluzione a due stati vuol dire essere in malafede.
Chi lo fa ricalca altri predecessori che dal 1948 hanno sentito l’esigenza di dire la propria. Già la risoluzione 181 dell’Onu del 29 novembre 1947 aveva proposto la nascita di due stati: uno ebraico, l’altro ebraico.
Anche allora le leadership arabe rifiutarono. Hamas non ha fatto anche che confermare quello che i loro “antenati” hanno affermato con le armi prima di loro.
Lo ribadiamo: invocare la soluzione due popoli e due stati non corrisponde alla realtà.