La terrorista Leila Khaled inviata all’università occupata di Torino

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David Spagnoletto
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La terrorista Leila Khaled inviata all’università occupata di Torino

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In Italia le ragioni del popolo palestinese si difendono esclusivamente in chiave antisraeliana. Al mondo – purtroppo – esistono diverse popolazioni sofferenti, i cui diritti però non finiscono nelle nostre piazze e neanche nelle nostre università.

Le ricerca della motivazione non è affannosa, inizia e finisce con l’antisemitismo.

Solo negli ultimi giorni, tanto per fare un esempio, milioni di persone del Darfur sono scappati dalle loro case per paura della pulizia etnica. E nessuno a Roma, Milano, Torino, Napoli è sceso in piazza per difenderne la causa.

Anche qui la ricerca della motivazione non è affannosa, inizia e finisce con l’antisemitismo. O meglio dato che il presunto colpevole non è Israele, viene a cadere il principio e il termine della protesta: l’odio antiebraico.

Se poi il cappello delle iniziative per perorare la causa palestinese è “aprire insieme un percorso di discussione e di lotta rispetto a ciò che sta succedendo in Palestina” come fatto dagli studenti dei corsi umanistici che hanno occupato l’Università di Torino, il cerchio si chiude.

L’occupazione dell’ateneo piemontese ne segue altre in Italia. Un’occupazione che porta con sé una presunta e mendace superiorità morale: si occupa un’università per attaccare chi si accusa di occupare una terra non sua.

Un mix tra paradosso e ironia che ha trovato il suo culmine nell’ospitare Leila Khaled, presentata come “militante storica della resistenza palestinese” e “dirigente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina”, che la settimana scorsa era invitata anche dall’Orientale di Napoli, sempre occupata con le medesime motivazioni.

La riduzione di Leila Khaled a semplice “militante” non è altro che l’ennesima prova della matrice antisraeliana dell’iniziativa.

Leila Khaled è una terrorista palestinese, conosciuta per essere stata la prima donna ad aver dirottato un aereo, anzi due. Il primo un Boeing 707 da Roma a Tel Aviv, nel 1969, il secondo nel 1970, diretto a New York (fallito).

La 79enne terrorista fa parte del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione terroristica ritenuta tale anche dall’Unione europea e dunque anche dall’Italia.

Un altro mix tra paradosso e ironia che non può che essere letto con una sola chiave: quella contro Israele.

Per essere ancora più chiari. Se al posto di Israele ci fosse l’Olanda, il Brasile, l’Australia, la difesa della causa palestinese farebbe il palio con quella dei profughi del Darfur.

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