Un ebreo di 69 anni, Paul Kessler, è stato picchiato a morte durante una manifestazione filo-israeliana a Los Angeles, negli Stati Uniti. A confermarlo è stata la polizia che però al momento ha fatto trapelare ben poco su quanto accaduto.
Secondo le prime ricostruzioni le violenze sarebbero scoppiate domenica nel corso di due manifestazioni opposte a Thousand Oaks, a nordovest di Los Angeles: una pro Israele, l’altra in favore palestinese.
I testimoni oculari hanno raccontato che Paul Kessler ha avuto un accesso diverbio con un manifestante propal che poi l’ha colpito alla testa, forse con un megafono. La vittima è caduta a terra e trasportata in ospedale, che dopo alcune ore ne ha dichiarato la morte per emorragia cerebrale.
L’episodio antisemita sta preoccupando le autorità locali, fra cui la Federazione ebraica di Los Angeles che in un comunicato ha dichiarato:
“Siamo devastati nell’apprendere della tragica morte di un anziano ebreo che è stato colpito alla testa da un megafono brandito da un manifestante filo-palestinese nel Westlake Village. I nostri cuori sono con la famiglia della vittima”.
La Federazione ebraica di Los Angeles, inoltre, ha fotografato la situazione in cui sono costretti a vivere gli ebrei della città:
“Vi ricordiamo che questo è il quarto grave crimine antisemita commesso a Los Angeles solo quest’anno. La violenza contro il nostro popolo non trova posto nella società civile. Chiediamo sicurezza. Non tollereremo la violenza contro la nostra comunità. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per prevenirla”.
L’antisemitismo è anche questo. Picchiare a morte un quasi 70enne esclusivamente perché ebreo.
Perché l’odio antiebraico non nasce per una qualsivoglia rivendicazione territoriale.
Perché l’antisemitismo è atavico e la rivendicazione territoriale è solo una giustificazione.
Se fosse vero il contrario, l’antisemitismo sarebbe nato almeno in coincidenza della nascita di Israele nel 1948.
Ma poi come si spiegherebbe le persecuzioni contro gli ebrei dei secoli precedenti?