Passata la Giornata della Memoria e dimenticata la strage del Supermarket kosher di Parigi, si è già esaurita l’attenzione riguardo al crescente antisemitismo in Europa. Nonostante molti leader mondiali hanno recentemente espresso preoccupazione per la situazione che stanno vivendo gli ebrei nei loro paesi, poco e niente è stato fatto per contrastare concretamente il fenomeno. Anzi se guardiamo con attenzione le notizie degli ultimi giorni sembra quasi che tutto ciò che è stato detto non sia stato recepito da nessuno.
Primo e lampante esempio ci arriva dal tribunale di Linz, in Austria, dove un giudice ha stabilito che condividere su Facebook una foto di Adolf Hitler con tanto di citazione in cui si inneggia alla morte degli ebrei non costituisce reato ma solo una “legittima critica all’operato di Israele.” Il ventinovenne di origine turca che ha condiviso la foto non è stato ritenuto colpevole nonostante in Austria sia punibile il reato di glorificazione del partito nazista.
Anche in Germania sono le istituzioni statali ad avere un problema con la perseguibilità dei reati di odio religioso. Il 5 Febbraio il tribunale della città di Wuppertal ha punito tre ragazzi di origine palestinese con 200 ore di lavoro nei servizi sociali e una multa di €800 per aver lanciato lo scorso Luglio una molotov contro la Sinagoga locale, tristemente famosa per essere stata bruciata durante la Notte dei Cristalli del 1938, senza però attribuire il gesto all’antisemitismo, relegandolo a mera reazione per l’Operazione Margine Protettivo in corso a Gaza. Sempre in Germania, pochi giorni fa, ha destato scalpore la decisione del governo di istituire una commissione per combattere l’antisemitismo senza includere in essa un membro di religione ebraica.
Mentre a Parigi un uomo è stato arrestato per aver bruciato una bandiera israeliana proprio nel Supermarket dove sono stati uccisi 4 ebrei lo scorso mese, a Londra un ristorante kosher, durante l’orario di apertura, è stato danneggiato dal lancio di una grossa pietra che ha fracassato il vetro della finestra all’entrata. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito ma aggressioni come questa sono state sottovalutate dalle autorità francesi nei mesi precedenti alla sparatoria di Charlie Hebdo e, a fronte del report sull’ondata di antisemitismo che ha colpito il Regno Unito nel 2014, l’azione desta notevoli preoccupazioni nelle comunità ebraiche inglesi.
La maggior parte delle persone, quando parlano di antisemitismo, ripongono le loro speranze nel ruolo della cultura e dell’istruzione, ma che succede quando anche questi ambiti sono viziati dall’odio? L’autorevole Simon Wiesenthal Center, l’organizzazione ebraica che si occupa di diritti dell’uomo, riporta che una mostra al Museo di Artu in Estonia dal nome “La mia Polonia: ricordare e dimenticare”, nel tentativo di trattare il tema della Shoah attraverso l’umorismo, ha infangato la memoria dei morti nei campi di sterminio riproducendo una scena in cui degli uomini nudi giocano a rincorrersi all’interno delle camere a gas. In Sud Africa, invece, il rappresentante degli studenti dell’Università Tecnologica di Durban ha richiesto al rettore di espellere gli studenti ebrei che non sostengono la causa palestinese. E’ tragico che questi due eventi si siano verificati in un paese che ha subito sia l’oppressione nazista che quella di segno politico opposto con l’Unione Sovietica e in un altro dove è nato il regime dell’Apartheid e che ha visto scorrere tanto sangue per debellarlo. Sempre in tema di educazione la scorsa settimana un’insegnante di matematica di Bruxelles ha espressamente detto a un suo studente ebreo che ” dovremmo mettervi di nuovo sui vagoni merci!”
E in questo delirante contesto come si pone il nostro paese? Non si può certamente sostenere che il fenomeno sia in calo, soprattutto a fronte della notizia del 7 Febbraio, giorno in cui un’insegnate ebrea del Margherita di Savoia di Napoli si è vista disegnare un’enorme svastica sulla lavagna della classe in cui doveva svolgere lezione. Alcuni segnali sono però incoraggianti per le comunità ebraiche italiane: nel discorso di insediamento il Presidente della Repubblica Mattarella ha voluto citare Stefano Tachè, il bambino ebreo morto nell’attentato terroristico alla Sinagoga di Roma del 1982, un atto non dovuto che vuole essere d’incoraggiamento a non tenere gli ebrei fuori dalla nostra società perché ne sono parte da secoli e in alcuni casi hanno contribuito alla nascita della nazione. Inoltre è stato finalmente approvato al Senato un decreto legislativo contro il negazionismo in linea con gli altri paesi europei. Il testo prevede che incitare pubblicamente a commettere un delitto sarà tanto più grave se l’istigazione si fonderà sulla negazione della Shoah, trasformando così il negazionismo in aggravante di pena di massimo 3 anni.