Un uomo di 46 anni è stato arrestato per l’uccisione di tre giovani ragazzi musulmani a Chapel Hill, vicino al campus dell’Università del North Carolina. Per ora non è stato confermato che gli omicidi siano a sfondo razziale ma la sensazione è che la religione dei ragazzi, di età compresa fra i 19 e i 23 anni, abbia notevolmente influito. Gli avvocati difensori si sono limitati a sostenere che la discussione è degenerata dopo una lite per un parcheggio e che l’accusato soffre di disturbi mentali.
Ad avvalorare la tesi dell’uccisione per motivi religiosi c’è la dinamica del delitto: un colpo alla testa ciascuno, una modalità che fa pensare ad una vera e propria esecuzione. L’azione di Craig Hicks, questo il nome del sospetto omicida, era stata preceduta da altre discussioni con Deah e Yusor, due delle tre vittime, perciò non è esclusa la premeditazione dell’atto.
Nel frattempo su Twitter esplode la rabbia della comunità musulmana, sintetizzata dall’Hashtag #muslimlivesmatter. Molti sono preoccupati dai possibili emulatori e dal modo in cui la religione musulmana viene rappresentata dai media nazionali, specialmente negli ultimi mesi con il terrorismo che è balzato in cima ai titoli dei notiziari, i quali alimenterebbero l’islamofobia già presente fra gli americani.
Il profilo Facebook di Hicks ha numerosi post in cui vengono attaccate tutte le religioni in nome di un ateismo cieco che invece di essere una mera scelta di vita assume il carattere di valore universale. Dal giorno della sparatoria nella redazione di Charlie Hebdo il dibattito intorno all’Islam si è infuocato e molti esponenti dell’ateismo americano come il biologo Richard Dawkins hanno esplicitamente attaccato l’Islam affermando che si tratta di una religione intrinsecamente violenta. Discorsi come questo mirano ad equiparare il terrorismo e la fede musulmana, una logica pericolosa che mette a rischio tutti quei musulmani che nulla hanno a che vedere con il jihadismo. Logica che molti ebrei nel mondo conoscono bene essendo spesso bersaglio di violenze frutto del pregiudizio nei confronti dello Stato d’Israele e della propaganda in merito alla questione palestinese che spesso, in nome di una critica agli israeliani, sconfina in vero e proprio becero antisemitismo.
Pensare che lo Stato Islamico o gruppi armati come Al Qaeda, Hezbollah e Hamas identifichino la totalità del mondo musulmano ci pone sullo stesso piano di queste compagini jihadiste, il cui obiettivo primario è quello di creare una frattura fra il mondo arabo e quello Occidentale per poter poi dire “vedete come vi trattano gli infedeli? Non avete altra scelta se non unirvi a noi.” Per questo l’obiettivo di tutti quelli che sperano un giorno di non vedere più eccidi perpetrati in nome di un Dio, qualunque nome gli si voglia dare, deve essere l’inclusione delle diversità nella società civile e la loro pacifica coesistenza. L’unione fa la forza e in questo caso è l’unico strumento che frustra le aspirazioni del terrorismo di matrice islamica. Deah Barakat, uno delle 3 vittime, durante la guerra a Gaza di questa estate scriveva sul suo profilo Twitter: “E’ tremendamente triste sentire le persone dire uccidiamo gli ebrei o uccidiamo i palestinesi. Come se questo risolvesse qualcosa…”