Cosa c’è peggio dell’orrore che gli ebrei d’Israele hanno subito e che ci opprime ogni ora di più?
Quelli della “equidistanza”, per ingenuità o propria immagine, che ancora non hanno capito o deciso. Quelli che “speriamo la situazione non peggiori” o della “pace a tutti i costi” con chi ha fatto della morte, tua e di tutti gli altri ‘miscredenti’, la sua missione di vita. Quelli che sostengono e finanziano – o anche solo applaudono e celebrano – fior di criminali. Quelli che “Hamas ha sbagliato, ma anche Israele ha le sue colpe”. Quelli che “i palestinesi tirano solo i sassi” e “i razzi di Hamas non uccidono”. Quelli che “la risposta di Israele deve essere “proporzionata”. Quelli che si dicono preoccupati ma solo dei bambini di Gaza o della reazione di Israele, senza neanche citare – o mostrarsi dispiaciuti per – i suoi lutti. Quelli che non hanno alzato un dito quando rapirono 3 ragazzi 8 anni fa, quelli che “chi cazzo è Gilad Shalit?”. Quelli che contano i morti come se fossero a una partita.
Quelli nelle moschee, che dicono a voce alta “che uccidere un ebreo è una cosa giusta”, che violentare le donne è normale, che rapire, uccidere, sgozzare bambini e anziani è “santo”. Quelli che “dammi un coltello e ammazzo un ebreo subito”. Quelli che si radunano a sentire i deliri degli Imam e a crederci perché analfabeti o perché il Corano non lo hanno mai letto. E non solo ad Aleppo o a Raqqa ma a Centocelle, Labaro, Prima Porta. Quelli che “io non ce l’ho con gli ebrei, ma con gli israeliani”, quelli che “è una guerra di religione”, quelli che “sti cazzi, non finirà mai”.
Quelli che – sono ovunque sui social, nelle università, nei bar sotto casa e nelle palestre, tra i colleghi di ufficio -, se per un momento ti fermi a riflettere sui massacri, ti dicono “Sei serio? Ma che ti gira?”. Quelli che, davanti a due parole di Storia, ti dicono che “i libri li scrivono i vincitori”. Quelli che sanno trovarti per chiederti un favore ma, quando hai il cuore a pezzi, non si degnano neanche di mandarti una riga. Quelli che non riescono a comprendere l’orrore che porta un padre in lacrime a considerare il destino della sua bambina uccisa come un sollievo perché, se deportata a Gaza, avrebbe subito cose peggiori.
Quelli che sono “esperti di Medio Oriente” ma scappano persino davanti a un cane per strada. Quelli che impartiscono lezioni di morale e geopolitica dal divano di casa. Quelli che pontificano senza sapere nemmeno dove si trova Gaza. Quelli che stanno in trasmissione e non sanno neanche leggere i nomi. Quelli che – per insipienza o ipocrisia – raccontano storie farcite di sciocchezze, bugie, pregiudizi, stereotipi, omissioni, imprecisioni, semplificazioni e ingenuità. Quegli che contano con la matita rossa gli errori di un Esercito e di una Intelligence che hanno fatto Storia con un centesimo delle risorse degli altri.
Quelli che ci hanno lasciato soli quando ci accusavano di impastare l’azzima col sangue dei Cristiani o di diffondere la peste, quando ci portavano alle camere a gas, quando ammazzavano i nostri atleti, quando ci sparavano fuori dalle scuole, quando ci tiravano le bombe in sinagoga, quando bruciavano i commessi, quando buttavano dalla nave i paralitici e, dalla finestra, anziane sopravvissute alla Shoah. Quelli che, come sciacalli, si avventano a dare il loro morso a ogni occasione.
Quelli che ci hanno disprezzati e respinti, quelli che ci hanno costretto a festeggiare la Liberazione e la Brigata Ebraica in separata sede. Quelli che “sono dell’ANPI e i palestinesi di oggi sono gli ebrei di ieri”, a prescindere persino dall’alleanza di quasi tutto il mondo musulmano con il Nazismo. Quelli del “mai più” il 27 Gennaio per poi tornare a guardarci di traverso o a votare obbrobri nelle sedi ONU. Quelli che “ma cosa vogliono questi ebrei?”. Quelli che raccontano le barzellette antisemite, quelli che diffondono meme con Hitler dicendo che “è satira”. Quelli che “ma in Israele si porta il Burqa?” Quelli che “ho tanti amici ebrei” e quelli che “mio nonno ne ha salvati tanti” prima di vomitarti accuse contro. Quelli del sushi e, poi, “Intifada fino alla vittoria”. Quelli che “gli ebrei sono tirchi”, quelli che “lo sappiamo, il rapporto degli ebrei con il denaro”, quelli che “siete tutti ricchi” e anche quelli che “siete tutti intelligenti”. Quelli che saltano sulla sedia ogni volta che si nomina Israele e non hanno mai fiatato su Boko Haram, sull’holomodor, sugli armeni, sul Rwanda, sugli impiccati in Iran, sui morti in Siria, in Libia, sui curdi, sugli yazidi.
Quelli che “romanista ebreo”, quelli che “il diario di Anna Frank è falso perché scritto con la biro”. Quelli che “gli ebrei controllano i media” – anzi, “il mondo” – e quelli che “l’11 settembre non è morto nessun ebreo”. Quelli che “gli ebrei hanno diffuso il Covid”. Quelli che “l’antisemitismo è sovrastimato”, che “sionismo è razzismo”, che “gli ebrei hanno rotto il cazzo con la storia dell’Olocausto” e, comunque, “fate sempre le vittime”.
Cosa c’è peggio dell’orrore che gli ebrei d’Israele hanno subito e che ci opprime ogni ora di più?
Quelli come te. Quelli come te mi fanno orrore quanto quelli di Hamas.