15 morti, 150 persone ferite e 1200 rifugiati. È pesante bilancio dei nuovi scontri scoppiati nel campo profughi di Ain El Hilweh, nel sud del Libano, tra Fatah e gruppi armati legati ad Hamas e Hezbollah. Lo riferisce l’agenzia di stampa NNA.
Scontri che sono stati intervallati da un breve cessato il fuoco, durato lo spazio di poche ore. Sembra una replica di quanto accaduto tra la fine di luglio e l’inizio di agosto scorsi, quando sempre a Ain El Hilweh, il campo profughi più grande del paese, erano state 11 le vittime accertate.
Tutto questo nel silenzio generale. I media si sono e si stanno occupando molto poco di questa vicenda.
Le notizie che arrivano dal Libano non sono molte, ma per le faccende mediorientali siamo abituati a inchieste giornalistiche per eventi meno gravi di questo. E, invece, per i fatti di Ain El Hilweh sembra ci sia poca curiosità o attenzione.
Non pare interessare quella che è una vera e propria lotta all’interno delle leadership palestinesi. Da una parte Fatah, dall’altra Hamas e i luogotenenti di Hezbollah in Libano, senza dimenticare l’appoggio della Jihad Islamica che arriva dalla Striscia di Gaza.
Hamas che in una dichiarazione si rammarica che gli scontri:
“Abbiano provocato decine di morti e feriti, causato la distruzione di case e proprietà e lo sfollamento di molte persone. Questi scontri vanno contro la volontà del popolo palestinese e vanno solo a vantaggio del nemico palestinese e dei progetti sospetti contro i campi palestinesi per eliminare il problema dei profughi”.
Cerchiamo di andare oltre la retorica palestinese e analizziamo i fatti.
A volere questi scontri sono le leadership palestinesi, che si combattono per il potere. Ma al mondo viene comunicato che quanto succede vanno solo a vantaggio del nemico palestinese, come se fosse questo la causa dei tumulti nella parte meridionale del Libano.
Ribadiamo.
Fatah, Hamas e Jihad Islamica vogliono questi scontri. È una lotta intestina al mondo palestinese, dire il contrario è solo gettare fumo negli occhi verso chi vuole guardare da un’altra parte.
