Si potrebbe fare quasi un copia e incolla di quanto accaduto per i Mondiali di calcio Under 20. L’Indonesia, infatti, non organizzerà i Beach Games, che erano programmati dal 5 al 12 a Bali.
Motivo? Non è difficile da indovinare, il governo indonesiano si è rifiutato di concedere i visti alla delegazione di Israele. Un punto su cui l’Anoc (Associazione dei comitati olimpici nazionali) non si è mossa di una virgola, convinta che ogni paese dovesse avere la possibilità di disputare i “Giochi mondiali sulla spiaggia”.
A quel punto, il governo dell’Indonesia ha fatto un passo indietro, ritirandosi dall’ospitare la competizione estiva, confermando quanto detto dal Comitato Olimpico di Israele (OCI), che aveva affermato l’intenzione del paese a maggioranza musulmano di escluderlo dai Giochi.
Il protagonista di quanto raccontato è sempre lo stesso: Wayan Koster, governatore di Bali che si è opposto a concedere i visti per gli atleti dello Stato ebraico sia per la manifestazione calcistica, sia per quella in programma tra poche settimane.
L’Anoc non ha avuto altra scelta che cancellare i campionati di 14 sport, perché non è riuscito a trovare un host sostitutivo con così poco tempo.
L’Indonesia, quindi, ha tolto la possibilità a 1.500 atleti provenienti da 100 nazioni di competere per le 41 medaglie.
A maggio, c’erano già state delle avvisaglie, quando il quotidiano britannico Sunday Times aveva riferito che alti funzionari indonesiani erano preoccupati per torneo, perché il governatore di Bali Wayan Koster era determinato a bissare il suo comportamento contro Israele.
Perché all’Indonesia erano state assegnate due importanti competizioni nello spazio di pochi mesi? Memori di quanto accaduto per i Mondiali Under 20, perché non sono state vagliate soluzioni alternative?
Certo, che una mano destra si toglie una manifestazione sportiva e con la mano sinistra se ne da un’altra è difficile che qualcosa possa cambiare.
Immaginiamo se fosse stato Israele a non voler far entrare gli atleti musulmani nel proprio territorio. In molti avrebbe fatto ricorso alla falsa narrativa palestinese fatta di “apartheid” e “occupazione”.
Immaginiamo se fosse stato Israele a negare la gioia a migliaia di atleti di gareggiare e non permettere loro di provare a vincere una medaglia.