Il Memoriale della Shoah di Parigi è stato deturpato dai manifestanti che protestavano contro la morte del diciassettenne algerino Nahel, ucciso martedì scorso da un agente di polizia.
Dedicato ai duecentomila deportati dalla Francia nei campi di concentramento e di sterminio nazisti, il sito commemorativo di Nanterre è divenuto oggetto di attacchi durante l’ondata di violenza che sta colpendo la capitale francese negli ultimi giorni.
Secondo le prime ricostruzioni, il Memoriale della Shoah non era un obiettivo della protesta, caratteristica che non rende l’episodio meno grave, anzi.
È come se attaccare un simbolo ebraico possa (o debba) rientrare in qualsiasi protesta si faccia. È come se attaccare un simbolo ebraico sia sempre “legittimo” per coloro che scendono in piazza per un determinato fatto.
L’atto vandalico contro il Memoriale della Shoah di Parigi ha preoccupato non poco il premier israeliano, Benjamin Netanyahu:
“Il governo israeliano segue con apprensione gli episodi e le ondate di antisemitismo che investono la Francia. Abbiamo assistito negli ultimi giorni ad attacchi criminali contro obiettivi ebraici. Condanniamo con forza questi attacchi e appoggiamo il governo francese nella sua lotta all’antisemitismo”.
Gli ha fatto eco il ministro israeliano dell’immigrazione e dell’integrazione Ofir Sofer:
“Il vandalismo al memoriale della Shoah a Parigi da parte di rivoltosi è un atto orribile che nessuna persona può accettare. Non accetteremo nessuna forma di antisemitismo contro gli ebrei. Dopo la mia visita in Francia la scorsa settimana, sono in costante contatto con i leader della comunità ebraica del Paese e sono preoccupato a causa degli eventi avvenuti questi giorni”.
In Francia si protesta contro la morte di un ragazzo ucciso dalla polizia, non si sa come o perché nel corso di queste manifestazioni gli ebrei diventano sempre un obiettivo da colpire.