La morte del leader della Jihad Islamica Khader Adnan, decine di missili lanciati contro Israele, poi la tregua.
Il nuovo picco di tensione tra i gruppi terroristi palestinesi e lo Stato ebraico, questa volta, è durato poco, anche grazie alla mediazione di Qatar, Egitto e Nazioni Unite.
Quantomai necessario in questo caso andare con ordine e riavvolgere il nastro di quanto accaduto.
Ieri lo Stato ebraico ha annunciato il decesso del terrorista palestinese Khader Adnan, avvenuto in una prigione israeliana in seguito a uno sciopero della fame, che secondo alcuni media sarebbe durato 86 giorni. Già nel 2012, Adan aveva provato a trasformare il non mangiare e bene in uno strumento di lotta contro Gerusalemme.
Le autorità di Gerusalemme hanno fatto sapere che Khader Adnan ha rifiutato ogni assistenza medica, ma la sua morte per i gruppi terroristici palestinesi doveva comunque avere una responsabilità israeliana.
Per questo Jihad Islamica e Hamas hanno sparato decine di razzi verso Israele, uno di cui ha colpito un cantiere edile nella città di Sderot, provocando il ferimento di un cittadino straniero di 25 anni, le cui condizioni, inizialmente gravi, sono migliorate nel corso delle ore.
La risposta israeliana non si è fatta attendere. L’esercito, infatti ha colpito 16 obiettivi legati a Jihad Islamica e Hamas, tra cui due campi di addestramento, una fabbrica di armi e un tunnel.
Nel corso della notte, Israele e i gruppi terroristi palestinesi hanno trovato un accordo per il cessate il fuoco, che ha visto un ruolo decisivo giocato da Qatar, Egitto e Nazioni Unite.
Cessate il fuoco che, partito alle ore 4 locali, ha avuto un’eccezione nell’ulteriore allarme antiaereo scattato nel sud di Israele, causa un razzo lanciato verso le cinque e mezza.
Un terrorista palestinese decide di fare lo sciopero della fame e rifiuta l’assistenza medica. Muore, ma per Jihad Islamica e Hamas la colpa è sempre di Israele…
