A Montevideo, Uruguay, l’8 Gennaio è stato rinvenuto un ordigno artigianale presso la sede dell’ambasciata israeliana. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz un diplomatico iraniano di alto rango in Uruguay è stato espulso con l’accusa di aver organizzato l’attentato, fallito solo grazie al tempestivo intervento degli artificieri che, dopo aver fatto evacuare il palazzo, hanno fatto brillare l’ordigno.
Il blog Nopasdaran, che da sempre si occupa del regime di Teheran, riporta che non è la prima volta che uomini facenti parte del corpo diplomatico iraniano vengono coinvolti in atti di terrorismo verso obiettivi ebraici o israeliani. E’ di pochi giorni fa la notizia della morte in circostanze misteriose di Alberto Nisman, procuratore argentino che aveva scoperto un piano organizzato dalle massime autorità argentine per coprire il ruolo di Mohsen Rabbani, responsabile culturale presso l’ambasciata iraniana a Buenos Aires, nell’attentato del ’94 al palazzo dell’associazione ebraica AMIA che uccise 85 persone. Anche il massacro del Ristorante Mykonos del ’92 a Berlino, dove perirono 3 membri dell’opposizione curda iraniana, è stato ricondotto dall’intelligence tedesca a Hossein Mousavian, a quel tempo ambasciatore iraniano in Germania.
Dopo il raid in territorio siriano di qualche settimana fa, in cui sono stati uccisi 6 membri di Hezbollah (incluso Jihad Moughniyeh, figlio di Imad ex leader dell’organizzazione militare sciita) e un generale delle Guardie Rivoluzionarie iraniane la cui presenza non è stata tutt’ora chiarita, alcuni membri di spicco fra i Pasdaran hanno minacciato di colpire duramente Israele e gli ebrei in tutto il mondo. Era prevedibile un’azione in Sud America visto che in questa parte del mondo Iran e Hezbollah sono ben radicati grazie alla presenza di numerosi emigrati di fede musulmana sciita.
Nel frattempo continuano i colloqui tra il regime degli Ayatollah e l’Occidente sulla questione nucleare. L’arrivo sulla scena di Hassan Rouhani, con la sua fama di moderato, ha fatto sì che l’amministrazione Obama cedesse su molte questioni controverse, alcune testate di spicco negli Stati Uniti come il Washington Post e il Boston Globe parlano di un accordo che accontenterà l’80% delle richieste iraniane. Negli ultimi giorni il mondo, Occidentale e non, si è indignato per l’esecuzione del pilota giordano Muath al Kasasbeh, bruciato vivo in una gabbia dai terroristi dello Stato Islamico. Dal 1979, data della rivoluzione islamica, nelle piazze delle maggiori città iraniane gli oppositori politici, gli omosessuali e gli “infedeli” (basta non aderire a una singola norma della Sharia per essere bollato come “nemico di Dio”) vengono impiccati pubblicamente. Come se non bastasse sono note le interferenze dell’Iran nella vita dei paesi del Medio Oriente, soprattutto quelli più in difficoltà dal punto di vista della stabilità sociale: solo quest’anno il regime di Teheran ha armato e finanziato gruppi come Hamas, Hezbollah e ribelli Houthi in Yemen.
Il modello dello Stato Islamico non è nuovo, soprattutto per chi da anni segue le vicende legate alla Repubblica Islamica dell’Iran. Vicende che hanno portato i rapporti tra Stati Uniti e Israele ai minimi termini dai tempi della presidenza Carter e che rischiano di dare in mano un’arma devastante a un regime che da anni minaccia di “cancellare il regime sionista dalla faccia della Terra” e che non ha il minimo rispetto per i diritti umani dei suoi stessi cittadini.