Non sembra esserci fine attorno alla polemica sul pregiudizio contro Israele da parte di alcuni candidati del Partito Democratico.
Dopo La Regina, Scarpa e Youness Et Tahiri, il Pd è tornato – semmai ne fosse uscito – nella bufera del pregiudizio antisraeliano.
Oggi è Michele Piras, candidato alla Camera nel collegio uninominale di Nuoro-Oristano, a salire alle cronache per le sue posizioni contro Gerusalemme.
Da alcune ore, infatti, sta circolando una sua lunga intervista rilasciata su YouTube nel 2020 a Giovani palestinesi d’Italia associazione che, per usare un eufemismo, non ama lo Stato d’Israele.
Intervista in cui Piras disse:
“Millenni di esistenza della comunità ebraica in Europa hanno prodotto una contaminazione molto importante, precisamente di disvalori, come quelli appunto del razzismo, della supremazia bianca, o insomma di un modo oppressivo di imporre i propri valori, di costruire società chiuse”.
Di recentemente il candidato Pd ha rilasciato un’altra dichiarazione choccante sullo Stato ebraico:
“Sì in Israele vige l’apartheid: esistono muri che percorrono l’intera Palestina, che dividono palestinesi da palestinesi e non solo palestinesi da israeliani, regimi diversificati di riconoscimento ed esigibilità dei diritti di cittadinanza. È noto che ci sono palestinesi che non possono entrare a Gerusalemme”.
Nell’occasione Piras non ha mancato di fare paragoni insensati con la guerra tra Russia e Ucraina:
“Oggi nel momento in cui giustamente condanniamo l’invasione russa e la vessazione ai danni del popolo ucraino, dovremmo fare altrettanto guardando a ciò che da settant’anni a questa parte accade sulla Striscia di Gaza, a Hebron o in Cisgiordania”.
La replica del diretto interessato non si è fatta attendere:
“Non sono antisemita, la mia storica vicinanza al popolo palestinese non può essere usata per una campagna di distorsione che mi attribuisce parole mai dette. Non è in discussione l’esistenza di Israele, credo nel dialogo come unico strumento per dirimere il conflitto. Non esiste al mondo che le mie critiche rivolte a chi soffia sul fuoco del conflitto vengano usate per dimostrare un mio presunto atteggiamento anti ebraico”.
Tralasciando la precisione su cui ci sarebbe da discutere, la domanda è:
È davvero sotto la bandiera dell’ostilità contro Israele che passerà il tanto agognato rinnovamento del partito di Letta?