1933. Adolf Hitler salì al potere in Germania. Il partito nazista, secondo le cronache dell’epoca, gli regalò un orologio d’oro con cassa reversibile, aquila e svastica incise, per immortalare un momento, che diventerà uno dei più bui della storia mondiale.
1945. Un soldato francese entrò nella residenza alpina del Fuhrer a Berchtesgaden all’inizio del mese di maggio, recuperando l’oggetto, che sarebbe rimasto per decenni in possesso della sua famiglia.
2022: Quell’orologio è stato battuto a un’asta nel Maryland, negli Stati Uniti e venduto per una cifra pari a 1,1 milioni di dollari.
La vendita del cimelio è avvenuta presso l’Alexander Historical Auctions, che in passato aveva già battuto altri oggetti del Terzo Reich.
Le associazioni ebraiche sono insorse per l’ennesimo atto che ritengono essere un oltraggio alla storia. Storia che, invece, è stata preservata secondo l’Alexander Historical Auctions, la cui spiegazione ai media tedeschi ha posto l’accento sul fatto che molti degli oggetti venduti vengono conservati in collezioni private o donati ai musei della Shoah.
Nella trasmissione della storia e della memoria qualcosa è andato storto. Vendere un oggetto con sopra delle svastiche appartenuto a Hitler non può essere considerato come una “conservazione della storia”.
Una storia che non ha bisogno di cimeli per essere ricordata.
Basta verificare quanto drastica sia stata la diminuzione della popolazione ebraica in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Basta leggere i libri e le testimonianze dei sopravvissuti per conoscere quanto sia stato terribile l’operato della Germania nazista.