Attentato in Israele, dove quattro persone sono state uccise (e altre sono in condizioni gravi) a Beersheva da un terrorista scarcerato nel 2019 per l’affiliazione allo Stato Islamico.
L’azione terroristica è avvenuta nella giornata di ieri per mano di Muhammad Abu Alkiyan, 34 anni, maestro elementare arabo israeliano originario della città beduina di Hura, nel Negev.
Il terrorista prima ha ucciso una donna nei pressi di una stazione di servizio con un coltello, poi è salito in macchina, ha investito un ciclista e infine è sceso di nuovo dall’autovettura e ha colpito a morte altre tre persone in un centro commerciale.
L’assassino, poi, ha affrontato un autista di un autobus, che l’ha bloccato con l’arma di sua proprietà. Negli stessi attimi un altro civile ha sparato dei colpi verso Muhammad Abu Alkiyan.
L’attentato avvenuto nella parte meridionale dello Stato ebraico è il terzo in pochi giorni, dopo i due avvenuti a Gerusalemme: il primo ha visto il ferimento di due agenti di polizia nel quartiere Ras al-Amud e il secondo il ferimento di un uomo di 35 anni vicino alla stazione vecchia della città.
Come spesso accade, quando Israele piange le sue innocenti vittime, Hamas ride. E infatti, il gruppo terrorista che guida la Striscia di Gaza ha definito l’attentato “l’eroica operazione nella Beersheva occupata” (sic).
Un portavoce di Hamas, Abd al-Latif al-Qanou, ha detto alla radio ufficiale dell’organizzazione terroristica palestinese:
“L’occupazione deve essere combattuta con eroiche operazioni di accoltellamento, investimento con veicoli e con armi da fuoco”.
I festeggiamenti di Hamas hanno fatto il palio con quella della Jihad Islamica Palestinese, che ha celebrato la strage terroristica nei confronti di inermi civili israeliani.
L’attentato di Beersheva è stato anticipato da due esortazioni contro i cittadini israeliani.
Prima era stato Hamas, che attraverso un suo portavoce, Mohammed Hamada, aveva incitato a fermare non si sa quali assalti “alla moschea che avverranno tra il 16 e il 17 marzo”.
Non solo perché Hamada aveva specificato:
“Gli occupanti profaneranno la moschea di Al Aqsa durante la cosiddetta Festa di Purim”.
Medesimo avviso espresso poco dopo da Shaykh Mohammad Hussein, il Gran Mufti di Gerusalemme, che sempre in concomitanza con Purim, aveva affermato:
“Insultare la santità della moschea di al-Aqsa è un crimine atroce e fa parte degli sforzi [israeliani] per imporre un nuovo fatto compiuto in quell’area”.
Se le “esortazioni” siano collegate agli attentati non si sa, ciò che è certo che sono bastate poche e tre diversi soggetti hanno assalito e ucciso i civili israeliani.