Amnesty International si è tolto la maschera nei confronti di Israele. L’organizzazione internazionale non è contraria alle politiche del governo di Gerusalemme, ma si oppone proprio all’idea stessa dell’esistenza di Israele come “stato per il popolo ebraico”.
A rivelarlo è il direttore di Amnesty USA Paul O’Brien’s che, nel corso di un pranzo con il Women’s National Democratic Club a Washington, non ha lasciato spazio a dubbi o interpretazioni:
“Siamo contrari all’idea – e questa, penso, sia una parte esistenziale del dibattito – che Israele dovrebbe essere preservato come stato per il popolo ebraico”.
Un’ammissione che non ha precedenti e che deve indignare non poco. Un’ammissione che ora apre gli occhi a chi con troppa fretta aveva preso per oro colato il rapporto dello scorso febbraio di Amnesty International, in cui è scritto che in Israele vige un sistema di “apartheid”.
Non solo perché l’organizzazione che si descrive impegnata nella difesa dei diritti umani aveva etichettato lo Stato ebraico come:
“Un sistema crudele di dominio e di crimini contro l’umanità” … “segregazione” … “repressione brutale” … “dominazione”, “spossessamento ed esclusione”… “oppressione prolungata di milioni di persone”.
Parole dure che cozzano – anche questa volta – con la “maniera indipendente e imparziale” con cui Amnesty affronta le questioni che dovrebbe essere di sua competenza e stigmatizzate da William C. Daroff , CEO della Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane:
“Se c’era qualche dubbio sulla credibilità di Amnesty come legittima voce dell’autorità, è ora del tutto chiaro che sono saldamente radicati nel quadro dei provocatori estremisti anti-israeliani”.
Daroff ha sottolineato un concetto chiave: la credibilità di Amnesty.
Perché si può essere contrari alle politiche di un governo, possono non piacere alcune sue decisioni, ma non è accettabile essere contrari all’esistenza stessa di uno stato sovrano.
Uno stato sovrano che per di più è attaccato senza precedenti da Amnesty, che sembra dimenticarsi i veri stati crudeli del mondo che commettono crimini contro l’umanità.