C’è un filo che lega l’attentato al ristorante kasher Jo Goldenberg del 9 agosto 1982 a Parigi e quello alla sinagoga Maggiore di Roma di esattamente due mesi dopo.
Almeno per gli investigatori francesi, secondo cui le armi utilizzate per i due attacchi terroristici sono le stesse. È quanto è emerso da “perizie comparative”.
Per questo, la procura di Parigi ha chiesto a quella di Roma una rogatoria con l’obiettivo di acquisire tutti gli atti dell’indagine relativi all’attentato del 9 ottobre 1982.
Gli inquirenti francesi sono arrivati a queste conclusioni dopo che un supertestimone ha indicato in Abou Zayed, 63 anni, uno dei terroristi facente parte sia del commando, che assaltò il ristorante di Parigi, sia il tempio ebraico romano. Zayed di cui i magistrati di Parigi hanno ottenuto l’estradizione dalla Norvegia a dicembre del 2020.
Se fosse confermata, la “super testimonianza” inizierebbe a fare un po’ di luce su quanto accaduto in quel tragico 9 ottobre di quasi quarant’anni fa, quando un gruppo imprecisato di terroristi palestinesi attaccò la sinagoga di Roma, uccidendo Stefano Gaj Taché, di soli due anni e ferendo altre 41 persone.
In 39 anni, la giustizia italiana è riuscita a condannare, peraltro in contumacia, un solo terrorista, che corrisponde al nome di Osama Abdel Al Zomar, scappato dall’Italia e arrivato in qualche modo in Libia.
La comunicazione sul possibile coinvolgimento di Zayed nell’attentato di Roma è arrivata ai magistrati di piazzale Clodio un anno fa, quindi molto prima dell’intervista rilasciata dall’allora compagna di Al Zomar e di documenti pubblicati dal Riformista, secondo cui diversi avvertimenti sarebbero arrivati alle autorità italiane nei mesi precedenti all’attacco terroristico palestinese, che colpì al cuore l’ebraismo romano.
Non è la prima volta che si ipotizza un’unica regia per gli attentati del terrorismo palestinese di inizio Anni 80. Una determinata pubblicistica l’ha sempre sostenuto, così come scritto anche in diversi archivi delle intelligence occidentali e non…