I paesi del nord Europa vengono spesso presi come esempio positivo in vari aspetti: welfare, integrazione sociale, ecosostenibilità, innovazione e produzione artistica. A sentire però il racconto di un giornalista svedese di qualche giorno fa sorgono numerosi dubbi soprattutto per quanto riguarda il tema dell’integrazione.
Peter Lindgren ha fatto la coraggiosa scelta di indossare una kippah e una catenina con la stella di David e passeggiare per la città di Malmoe. Nel video che potete vedere in basso il giornalista viene insultato con “ebreo di merda”, alcuni lo invitano ad andarsene, altri ancora gli consigliano di togliere la kippah per evitare problemi. Nel quartiere a maggioranza musulmana poi la tensione diventa violenza e alcuni uomini arrivano persino a minacciarlo.
Solo 600 ebrei sono rimasti a Malmoe e vivono in uno stato di terrore che non gli permette di andare avanti tranquillamente. La maggioranza della Comunità Ebraica si è trasferita altrove dopo l’attentato contro un edificio ebraico nel 2012, rimasto impunito dalle autorità svedesi e che non ha prodotto nemmeno un incremento delle misure di sicurezza. Nel 2010 il Sindaco della città asserì che le violenze contro gli ebrei erano da attribuire agli ebrei stessi, colpevoli di non aver condannato i crimini commessi dal governo israeliano.
Il rapporto condotto dal Wiesenthal Center sull’antisemitismo nel mondo segnala la Svezia come uno dei paesi più pericolosi per gli ebrei. Estremisti di destra e esponenti delle comunità musulmane raramente vengono colpiti dalle autorità per reati d’odio razziale e gli esponenti politici giustificano spesso i comportamenti antiebraici accusando Israele di essere la causa dei loro problemi. Il parlamentare Bjorn Soder, appartenente agli Svedesi Democratici, terzo partito per numero di voti alle scorse elezioni, ha addirittura affermato, in un’intervista a Dicembre 2014, che per essere veramente svedesi gli ebrei devono abbandonare la loro identità ebraica. Probabilmente uno dei commenti antisemiti più beceri dello scorso anno, reso ancora più grave dal fatto che a pronunciarlo è stata una persona che dovrebbe rappresentare la nazione.