Gli ebrei di ogni parte del mondo sono responsabili della politica di Israele. È il pensiero del nuovo presidente del Cile, Gabriel Boric, che non ha mai nascosto la sua avversione per lo Stato ebraico e per gli ebrei in generale.
Perché se negli ultimi mesi, il neo eletto presidente ha concentrato le sue attenzioni su Israele, ritenuto “uno stato genocida”, in passato ha attaccato duramente gli ebrei cileni, ritenendoli responsabili della politica di Gerusalemme.
Un episodio che concentra bene il sentimento di Boric è datato 2019, quando in risposta a un regalo della Comunità ebraica del suo paese, scrisse su Twitter:
“La comunità ebraica in Cile mi invia un vasetto di miele per il capodanno ebraico, ribadendo il suo impegno per “una società più inclusiva, solidale e rispettosa”. Apprezzo il gesto, ma potrebbero andarsene chiedendo a Israele di restituire il territorio palestinese occupato illegalmente”.
Comunità ebraica che per tanto tempo ha provato a contrastare un’idea molto pericolosa, da sempre base per attacchi terroristi contro gli ebrei in diverse parti del mondo.
Idea pericolosa perché, estendendola, dovrebbe portare alle conclusioni, per esempio, che tutti i musulmani siano responsabili del terrorismo islamico oppure che tutti i cattolici siano responsabili di ciò che non va in Vaticano, dagli scandali sessuali a quelli economici, che hanno caratterizzato parte della storia dello IOR.
Per fortuna non è così, a nessun ebreo è imputabile la politica d’Israele, così come gli islamici e i cattolici non hanno colpe se qualche loro rappresentante non segue la retta via.
In queste dichiarazioni di Boric, però, c’è un lato positivo.
Hanno dimostrato che la distinzione fra antisionismo e antisemitismo è una mera differenziazione per non dire di odiare gli ebrei.
Una distinzione che non è mai esistita. E mai esisterà.
Nel mondo ebraico c’è preoccupazione per la vittoria di Boric, ma questo non ha impedito alla Comunità ebraica cilena di congratularsi per la sua elezione.