La Shoah continua a essere accomunata vergognosamente al Green Pass. Nel fine settimana scorso, le piazze italiane sono state teatro di proteste contro il Certificato verde.
Fra queste una manifestazione si è svolta a Bologna, dove Gian Marco Capitani, leader del movimento No Green, ha creduto opportuno accusare Liliana Segre per portare acqua al suo mulino:
“Una donna che ricopre un seggio che non dovrebbe avere perché porta vergogna alla sua storia e che è Liliana Segre, che dovrebbe sparire da dove è”.
Le ovvie polemiche sollevate dalla dichiarazione hanno portato Capitani a fare retromarcia:
“Ho usato un termine infelice, ma mi aspetto una presa di posizione. Nell’impeto del momento ho detto che lei dovrebbe sparire da dov’è, mi dispiace di non essermi espresso in modo più appropriato. “La mia opinione è legata al ruolo di presidenza di Commissione per il contrasto all’intolleranza che Segre occupa e credo che abbia il dovere di esprimersi contro ogni violenza, anche se è rivolta a chi non la pensa come lei”.
Liliana Segre, senatrice a vita e donna che ha vissuto l’orrore del campo di sterminio di Auschwitz, ha risposto come solo una grande persona avrebbe potuto fare: “La mia risposta è il silenzio”.
Ricapitoliamo.
Gian Marco Capitani, no vax e contro il Green Pass, aspettava una presa di posizione sull’argomento da parte di Liliana Segre.
Un sedicente leader, che sta cavalcando l’assurda similitudine tra Shoah e Certificazione verde, si è permesso di chiedere a una senatrice a vita, ex prigioniera di Auschwitz, una presa di posizione.
Come possiamo uscire da questa pandemia, se personaggi di così bassa levatura si permettono si dire puntare il dito contro una senatrice a vita che ha vissuto l’orrore dei campi di sterminio nazista?
Se Capitani fosse stato costretto a salire un treno merci in condizioni igieniche disastrose, a vedersi separare dai propri affetti, uccisi nei forni crematori, probabilmente avrebbe più rispetto per la storia altrui.