Sono passati soltanto settanta anni dalla Shoah, storicamente un lasso di tempo brevissimo. Le frasi che si ripetono come un mantra risuonano oggi piene di significato, se solo fosse colto.
“Per non dimenticare”, “Imparare della Shoah”, “Per non ripetere gli errori”.
Ma l’europeo medio che colpa ha avuto? Cos’è che non deve ripetere? E cosa ha da imparare?
L’europeo medio non era un nazista; non ha ucciso neanche un ebreo; non avrebbe mai avuto il fegato di fare agli ebrei neanche la metà di ciò che hanno saputo fare i nazisti.
Però, non è difficile affermare che l’europeo medio quella diffidenza nei confronti degli ebrei ce l’ha sempre avuta. C’è da dire, per esempio, che chi si vendette intere famiglie ai fascisti e ai nazisti per 5mila lire, non si considerava affatto antisemita. Chi rimase indifferente e girò lo sguardo dall’altra parte, non si sentiva colpevole. Chi si approfittò delle deportazioni per razziare e occupare le case e i negozi degli ebrei, non sarebbe stato di certo capace di mandare donne e bambini nei forni crematori.
Eppure, se ancora oggi si negano le responsabilità italiane e quelle fasciste nella deportazione degli ebrei italiani, ecco lì che quei mantra perdono di significato. Tutti riconoscono la liberazione dei campi di sterminio da parte dei sovietici, ma se i Compagni non sono ancora pronti a parlare dei pogrom, delle persecuzioni e dei massacri degli ebrei nell’Unione Sovietica e dell’antisemitismo di Stalin, tanto vale non andare alle celebrazioni commemorative sulla Shoah. I polacchi e gli austriaci abitano ancora oggi dentro ai campi di sterminio: chi è stato a Birkenau ha potuto vedere le rotaie immediatamente fuori al campo che entrano dentro al giardino di casa di una famiglia e su queste rotaie c’è ancora un vagone bestiame in cui furono ammassati milioni di ebrei, di omosessuali, di oppositori politici, di testimoni di Geova. I nostri nonni. Entrando ad Ebensee e Melk, due sottocampi di Mauthausen, non ebbi il coraggio di guardare gli occhi del sopravvissuto Mario Limentani mentre osservava le villette con jacuzzi costruite proprio nei luoghi in cui visse l’inferno dello sterminio. Sotto a quelle casette potrebbero esserci ancora dei corpi. Per non parlare di tutti quei cittadini che abitavano intorno agli innumerevoli campi di concentramento e di sterminio e che sfruttarono il lavoro degli internati facendo affari coi nazisti. Con le ceneri degli ebrei ci concimavano i campi.
Pochi giorni fa nella città inglese di Gateshead un ebreo è stato aggredito da una banda di ragazzi arabi mentre tornava a casa. In Svezia invece tre giorni fa un giornalista ha finto di essere ebreo, indossando una kippah, per vedere le reazioni dei cittadini: è stato colpito e più volte insultato con frasi come “ebreo di merda” e “diavolo ebreo” nel giro di poche ore. La Francia è considerato il paese europeo più pericoloso dove un ebreo può vivere.
“Non dimenticare” oggi vuol dire fare i conti con la storia e che ogni cittadino europeo prenda su di sé la responsabilità di non lasciare soli gli ebrei come troppe volte è accaduto in questi settanta anni. “Non ripetere gli errori” vuole dire scendere in piazza quando dei bambini ebrei vengono massacrati fuori ad una scuola di Tolosa, invece di svegliarsi all’improvviso quando è stata colpita la redazione di Charlie Hebdo. “Imparare dalla Shoah” significa proteggere gli ebrei vivi, gli ebrei di oggi e non soltanto quando le aggressioni sono di matrice neonazista.