Il diplomatico iraniano Assadollah Assadi è stato condannato a vent’anni dal Tribunale di Anversa, che l’ha ritenuto colpevole di aver organizzato un attentato (sventato) da compiere durante il FreeIran, il raduno del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, tenutosi il 30 giugno 2018 alle porte di Parigi.
È stata accolta, così, la tesi dell’accusa che voleva l’intelligence iraniana quale mandante dall’azione terroristica.
Gli avvocati di Assadi hanno fatto sapere che faranno ricorso, mentre il governo di Teheran ha prima negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda e poi ha definito illegale il processo.
Dura la reazione dell’ambasciatore iraniano in Italia, Hamid Bayat, secondo cui questa storia “è molto chiara, riteniamo tutta questa vicenda un complotto”:
“È una cospirazione. Non riconosciamo la giurisdizione del Belgio né la legittimità della sentenza, Assadi ha l’immunità diplomatica”.
Hamid Bayat ha affermato, inoltre, di non aver “avuto notizia” della “presunta visita in Italia” di Assadi che, secondo le accuse, scorrazzò dal 2014 al 2018 nel nostro paese alla ricerca di persone che potessero aiutarlo nei suoi obiettivi.
La condanna di Assadollah Assadi è un messaggio molto chiaro da parte dell’Unione Europea, che ha puntato il dito direttamente contro l’Iran, quale architetto del network del terrore messo in piedi in Europa.
Mentre in altre occasioni le responsabilità di Teheran erano stato evidenziate da pochi, questa volta è tutta la Repubblica Islamica a salire sul banco degli imputati.
Che sia un punto di volta? Finalmente l’Europa ha aperto gli occhi davanti alle minacce terroristiche che arrivano dall’Iran?