Terrorismo islamico, arrestato in Turchia un foreign fighter italiano

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Terrorismo islamico, arrestato in Turchia un foreign fighter italiano

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Si chiama Stefano Costantini il ragazzo di origine italiana finito in manette in Turchia perché accusato di essere un foreign fighter. Secondo gli inquirenti il 24enne sarebbe affiliato alla formazione qaedista Jabath Fatah al-Sham e avrebbe combattuto in Iraq e in Siria assieme alla moglie, nata in Germania ma cresciuta in Turchia.

Le indagini della Digos di Pescara e dell’Antiterrorismo hanno avuto inizio nel 2015 per poi trovare un primo risultato nel 2017, anno in cui venne ordinata la cattura di Costantini, la cui individuazione è avvenuta poche settimane fa in Siria, precisamente a Idlib, che si trova nel nord-ovest del paese ed è situata vicino al confine con la Turchia, nei pressi dell’antica città archeologica di Ebla.

L’arresto, però, è avvenuto nella città turca di Hatay, grazie all’alacre lavoro dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna.

Stefano Costantini è accusato di associazione con finalità di terrorismo nazionale e internazionale, arruolamento, apologia del terrorismo e istigazione a commettere crimini.

Secondo le prime informazioni, il giovane, cresciuto in Svizzera da genitori emigranti dalla provincia di Pescara, si convertì all’Islam ancora minorenne e solo in un secondo momento avrebbero iniziato la radicalizzazione.

Trasferitosi nel 2014 in Medio Oriente, Stefano Costantini è sposato ed ha 4 figli che, come ha rivelato il questore di Pescara Luigi Liguori durante la conferenza stampa, “sono stati portati al sicuro” e sono rimasti in Turchia assieme alla madre.

Questa vicenda ha una particolarità: una volta rintracciato a Idlib, è stato lo stesso Stefano Costantini a chiedere di potersi consegnare alle autorità italiane.

Secondo una lista fatta anni fa, sarebbero 146 i foreign fighters italiani che hanno sposato la Jihad, alcuni dei quali sono morti, mentre altri hanno fatto perdere le loro tracce. 

 

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