Il terrorismo islamico torna a Latina. In passato, la città laziale fu una delle tappe della cellula terroristica che voleva colpire la metro di Roma. Oggi è al centro delle indagini riguardo Janet Zouabi, di cui nelle ultime ore è stato confermato l’arresto.

La donna di 35 anni era stata fermata venerdì scorso dalla Digos per associazione con finalità di terrorismo, addestramento e istigazione a commettere delitti di terrorismo.

Donna su cui si è espresso così il giudice per le indagini preliminari di Roma, Nicolò Marino:

“Incitava a compiere atti terroristici inneggiando alla jihad e sostenendo come necessario il martirio e l’uso indiscriminato della violenza. Con la sua condotta incitava a compiere atti terroristici inneggiando alla Jihad e sostenendo come necessario il martirio e l’uso indiscriminato della violenza istigando a compiere delitti di natura terroristica e fornendo istruzioni sull’uso di materiale esplodente, armi da fuoco e altre armi, di sostanze chimiche batteriologiche nocive o pericolose”.

Vediamo nel dettaglio i motivi che hanno portato alla convalida dell’arresto.

“Dalla ricostruzione degli accadimenti, dagli esiti dell’interrogatorio dell’indagata, dei collegamenti internazionali di cui ha dimostrato di poter disporre, concreto il pericolo di inquinamento delle investigazioni preliminari finalizzate a individuare altri pericolosi sodali. Concreto e attuale e il pericolo di recidiva palesato dal lungo periodo in cui è risultata in contatto con strutture perseguenti finalità terroristiche”.

“Collegamenti internazionali di cui ha dimostrato di poter disporre” è una frase che dovrebbe essere letta da tutti coloro che credono che il terrorismo islamico in Italia (e in Europa) sia caratterizzato da lupi solitari o mala organizzazione.

Il terrorismo islamico è molto organizzato e da tempo ha messo radici nel nostro paese, la  cui posizione geografia è strategica in quella parte di Mediterraneo che dà sempre unisce Occidente e Oriente.