Abbas Zaki, membro del Comitato Centrale di Fatah, il movimento palestinese che fa capo ad Abu Mazen, ha scritto su Facebook che la nuova porta d’ingresso alla Palestine Polytechnic University di Hebron è stata intitolata al “martire Salah Khalaf Abu Iyad”, uno dei co-fondatori di Fatah e capo di Settembre Nero, responsabile del massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco 1972.
Un gesto fatto “con orgoglio” che rientra nella propaganda anti-israeliana di Abu Mazen, che non perde occasione per strizzare gli occhi è chi è stato terrorista, a chi lo è attualmente e a chi lo diventerà.
Perché determinate azioni portano con sé un significato profondo, che vanno al di là del messaggio manifesto. Omaggiando la mente dell’attentato di Monaco, Abu Mazen legittima il terrorismo passato e quello futuro, “comunicando” ai terroristi che avranno sempre la sua protezione.
Come per Salah Khalaf Abu Iyad, che in uno libro parlò così di Settembre Nero:
“Settembre Nero non era un’organizzazione terroristica a sé stante: era piuttosto un’unità ausiliaria del movimento di resistenza in un momento in cui quest’ultimo non era in grado di realizzare appieno il proprio potenziale militare e politico”.
In sostanza Settembre Nero era la mano aperta di Fatah, che non poteva firmare gli attentati per una strategia politica, volutamente ignorata da gran parte della comunità internazionale.
Nessuna forzatura perché a “rivelarcelo” è Mohammed Daoud Oudeh, conosciuto anche come Abu Daoud, un membro di Settembre Nero che nel 1972 disse alla polizia giordana:
“Non c’è un’organizzazione Settembre Nero: Fatah annuncia le proprie operazioni con questo nome in modo che Fatah non appaia come l’esecutore diretto dell’operazione”.
Un episodio citato dal quotidiano giordano Al-Dustur che non può esser smentito in alcun modo. Un episodio, che così come dell’Università di Hebron, dimostra il doppio filo che lega la leadership palestinese e il terrorismo palestinese.