Giro di vite sul terrorismo islamico in Francia. La polizia transalpina ha arrestato diverse persone coinvolte nell’omicidio di Samuel Paty, il professore decapitato venerdì scorso a Parigi per aver mostrato agli studenti della sua classe una vignetta su Maometto. Tra questi, Abdelhakim Sefrioui, presidente del “Collettivo sceicco Yassin” (Ahmad Yassin è stato uno dei fondatori del gruppo terroristico palestinese Hamas).
A renderlo noto è stato il ministro dell’interno francese, Gerald Darmanin, che riguardo al leader del gruppo pro-Hamas ha detto a Radio Europe 1:
“A quanto risulta, ha lanciato una fatwa contro l’insegnante”.
Le indagini si stanno rivolgendo proprio ai mandanti e a chi ha armato la mano del giovane omicida di origine cecena. Indagini che sono partite da un punto di partenza, che deve far riflettere: i servizi di sicurezza francesi conoscevano molto bene Abdelhakim Sefrioui per proclami antisemiti e attività vicine al terrorismo. Due episodi fra tutti hanno fatto conoscere il leader pro-Hamas alle autorità francesi. Il primo nel 2009, quando organizzò una protesta nei confronti del rettore della moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, finito nel mirino perché favorevole al dialogo con Israele. Il secondo cinque anni più tardi, quando mostrò il suo sostegno ad Hamas e alla Jihad Islamica durante alcune manifestazioni, svoltesi a Parigi.
Dopo il barbaro assassino di Samuel Paty, la Francia si è mobilitata. Il presidente Macron ha usato parola dure nei confronti del terrorismo islamico, annunciando “azioni concrete, senza dare più neppure un istante di respiro”, tanto che il governo si sta preparando a espellere 231 persone sospettate di essere vicine al fondamentalismo islamico.
Risposte tempestive, che non hanno mostrato indugi nel puntare il dito (giustamente) contro il terrorismo islamico, operante in Francia. Ci sarebbe piaciuto vedere la stessa fermezza e la stessa presa di posizione anche nei diversi episodi di antisemitismo di matrice islamica che da anni imperversano in Francia. Come in occasione nell’omicidio di Sarah Halimi, uccisa perché ebrea da un terrorista islamico nel 2017, che la giustizia francese ha definito non processabile perché incapace di intendere e di volere e in quella conosciuta come la strage di Tolosa, quando il terrorismo islamico non si fermò neanche davanti a bambina, uccisa con un colpo di arma da fuoco alla tempia; senza dimenticare l’assassinio del giovane Ilan Halimi sequestrato e ucciso nel 2006 dall’odio antisemita.
Donne, bambini e giovani. Il terrorismo islamico non si ferma davanti a niente.