In Israele si è acceso il dibattito su due serie tv che stanno andando in onda nel mondo arabo durante il Ramadan (mese nel quale i musulmani praticano il digiuno, in ricordo della prima rivelazione del Corano a Maometto).
Una è saudita, l’altra egiziana. E affrontano il rapporto con Israele in maniera diametralmente opposta.
Partiamo da “Umm Haroun” (La madre di Aaron), fiction saudita girata prima della pandemia dal canale satellitare Mbc, di proprietà statale, ambientata negli Anni 40 del ‘900, che racconta le relazioni tra la comunità ebraica in Kuwait e i musulmani.
L’attrice Hayat al-Fahd presta il volto alla protagonista, un’ostetrica ebrea kuwaitiana, che si trasferisce nel neonato Stato ebraico dopo le vessazioni subite in patria.
In parte del mondo e non solo, la fiction è criticata perché ritenuta un veicolo per continuare il processo di normalizzazione dei rapporti fra Arabia Saudita e Israele. Come se la normalizzazione dei rapporti dei rapporti con lo Stato ebraico fosse una colpa da espiare…
Discorso opposto per la fiction egiziana “El Heyaya” (La fine), che nel primo episodio ha messo in scena una classe di studenti nell’anno 2120 cui viene insegnato che:
“Quando venne il momento per gli stati arabi di sbarazzarsi del loro nemico giurato, scoppiò una guerra che fu chiamata la guerra per liberare Gerusalemme e che si concluse rapidamente con la distruzione dello stato sionista d’Israele a meno di 100 anni dalla sua fondazione”.
Non solo perché l’insegnante, interpretato dal popolare attore egiziano Youssef el Sherif, aggiunge che “la maggior parte degli ebrei d’Israele fuggirono e tornarono nei loro paesi d’origine in Europa”. Per dovere di cronaca, la maggioranza degli ebrei israeliani discende da famiglie di origine nordafricana o mediorientale.
Un prodotto per la tv, che ipotizza un futuro che non va oltre il 2048 (anno del centenario di Israele), ritenuto “inaccettabile” dal Ministero degli esteri israeliano, Yisrael Katz, che l’ha definito:
“Deplorevole e totalmente inaccettabile, soprattutto tra due paesi che hanno firmato un accordo di pace da 41 anni”.
In più, la serie va in onda ON, un canale tv privato, la cui trasmissione è stata autorizzata dal censore del governo egiziano. La società che la produce è Synergy, la più grande nel settore in Egitto che ha forti legami con il governo.
Il creatore di “La fine”, Amr Samir Atif, contattato da Associated Press, ha detto che la distruzione di Israele “costituisce un futuro possibile in assenza di una vera pace e di una stabilità reale nella regione”.
Come spesso accade, una spiegazione che non aiuta a stemperare le polemiche. Anzi…