L’eliminazione di Soleimani ostacola il progetto imperialista iraniano

Bisogna essere grati del fatto che alla testa degli Usa ci sia Trump e non Clinton o Sanders

Ugo Volli
Ugo Volli
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Medio Oriente

L’eliminazione di Soleimani ostacola il progetto imperialista iraniano

Bisogna essere grati del fatto che alla testa degli Usa ci sia Trump e non Clinton o Sanders

Medio Oriente
Ugo Volli
Ugo Volli

Le analisi che abbiamo letto in questi giorni dopo l’uccisione americana del generale Soleimani sono state viziate, come al solito, da odio antiamericano e subalternità all’islamismo. Eppure gli argomenti per considerare giustificato e utile, addirittura necessaria la scelta di Trump sono chiarissimi.

In primo luogo, sul piano etico-politico, è chiaro che negli ultimi tempi più ancora che in passato, l’Iran sta usando le risorse di un paese ricco, beneficato ulteriormente dall’accordo IPCOA voluto da Obama, per preparare una guerra in grande stile, apprestando sistemi d’arma missilistici intercontinentali e bombe atomiche; ma soprattutto sta conducendo una guerra a bassa intensità, spesso usando satelliti come Hezbollah, Houtis, Hamas e contando sull’appoggio russo e cinese, contro Stati Uniti, Israele, Arabia ed Egitto, alla ricerca di un impero regionale. Per costruirlo l’Iran ha bisogno di eliminare Israele, cacciare gli Stati Uniti dalla regione imponendo loro perdite intollerabili e colpire i centri di potere alternativo come Arabia ed Egitto. Se ci riuscisse potrebbe contare sui due terzi delle risorse petrolifere del mondo e controllare stretti vitali per l’economia mondiale come quelli che chiudono il Golfo Persico e il Maro Rosso.

Questo progetto imperialista, cui corrisponde un controllo totalitario della società interna, è in corso da decenni, è stato fortemente incrementato dall’IPCOA e ha portato l’Iran a controllare quattro stati stranieri (Libano, Siria, Iraq, Yemen), minacciando ormai da vicino Israele e Arabia. Negli ultimi mesi, oltre ad attaccare i propri nemici in questo teatro, l’Iran ha rapito petroliere e altre ne ha colpite con Mine nel Golfo e all’imbocco del Mar Rosso, ha bombardato i pozzi di petrolio dell’Arabia, ha cercato di colpire Israele dal Nord e dal Sud con altri missili, ha abbattuto mezzi militari americani, ha investito risorse ingenti per creare una rete logistica militare dal suo territorio attraverso l’Iraq e la Siria fino al Libano. Insomma esso è oggi oggettivamente il più grande e attivo pericolo per la pace del mondo. Il coordinamento di questa grande azione strategica e le disposizioni alle forze fantoccio nei vari paesi è stato il lavoro di Soleimani, un compito difficile e gigantesco, compiuto dal capo militare dell’Iran con grande e terribile competenza.

Date queste premesse, il problema etico-politico è il seguente: cosa bisogna fare di fronte agli aggressori più pericolosi e determinati? Di fronte agli Stalin, agli Hitler, ai Tamerlano, ai Gengis Kahn, bisogna resistere o cercare di calmarli con le concessioni? Lo spirito prevalente oggi in Europa e naturalmente in Italia, risponde a questo secondo principio, come accadde negli anni Trenta con l’ ”appeasement” di Chamberlain di fronte a Hitler. L’esperienza dice che questo atteggiamento non funziona, anche perché di solito questi aggressori sono in debito di risorse (questo è il caso dell’Iran, ma oggi anche della Turchia e della Russia) e cercano di usare il loro imperialismo per procurarsele depredando gli aggrediti e di usarle poi ancora per estendere l’offensiva. Bisogna dire che l’Europa collabora attivamente all’armamento iraniano, sostenendo attivamente l’economia degli ayatollah imperialisti, organizzando anche forme semiclandestine di commercio per aggirare la sanzioni americane.

E’ essenziale dunque contenerli, come Churchill e Truman (e poi di nuovo Reagan) fecero con l’Urss, combatterli, bloccarli, se occorre anche con mezzi militari, come ancora Churchill fece con la Germania nazista, nonostante le profferte di pace di Hitler. Questa è la scelta che ha fatto Trump, ed è perfettamente giusta. Molto, molto meglio rischiare oggi un conflitto armato quando il nemico non lo vuole e privarlo di risorse importanti, che subirlo quando esso sarà pronto e giudicherà conveniente attaccare.

Sul piano giuridico, bisogna chiedersi se gli attacchi iraniani che ho riassunto sopra siano atti di guerra legittimi o gesti terroristici. Nel primo caso è naturalmente legittimo cercare di eliminare il comandante militare nemico, cogliendo un momento in cui egli è scoperto: si tratta di un normale atto di guerra. Nel secondo caso non si tratta di un militare ma di un terrorista, colto nel momento in cui stava cercando di organizzare nuovi atti di terrore contro il personale americano in Iraq: non si vorrà pensare che Soleimani fosse andato da Damasco all’aeroporto di Baghdad in gita di piacere? Gli americani del resto hanno detto di avere le prove di un imminente e molto sanguinoso attacco contro le loro forze. Anche in questo caso non vi è dubbio che il diritto stia dalla parte di Trump.

Infine, le previsioni su quel che accadrà ora. L’Iran è un grande stato, con 80 milioni di sudditi e un territorio esteso e naturalmente ben difeso. Senza dubbio impensierisce Israele, ma non ha le armi per far paura agli americani. Strepita e minaccia vendetta, ma non è detto che ci provi davvero, anche perché legittimerebbero un’ulteriore reazione americana che facilmente distruggerebbe risorse materiali importanti per i loro piani imperialistici. Semmai, il problema è che l’eliminazione del comandante in capo dei militari non ha distrutto le armi più pericolose dell’Iran, cioè le bombe atomiche in via di fabbricazione e i missili balistici a lunga gettata. Questo è un lavoro che resta da fare, e se non all’America, toccherà certamente a Israele che ne è direttamente minacciato.

Ma questo è un altro argomento, che probabilmente dovremo affrontare non fra molto. Per ora possiamo solo essere grati per il fatto che alla testa degli Stati Uniti ci sia Trump e non un Obama, una Clinton o un Sanders. Dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale e della legittimità degli insediamenti, ora ha anche preso in mano direttamente l’eliminazione di Soleimani, che sembra per due volte Obama avesse impedito a Israele, passando le informazioni all’Iran. Ancora una volta come spesso nel secolo scorso l’America si sta prendendo la responsabilità e l’onere di salvare il mondo da una terribile minaccia.

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