Il 7 ottobre 1985 è ricordato nei libri di storia come il giorno in cui la nave da crociera italiana Achille Lauro venne dirottata da un commando del Fronte di Liberazione della Palestina, al largo delle coste egiziane. Il grave episodio portò alla crisi di Sigonella fra l’Italia e gli Stati Uniti.
Crisi che è la dimostrazione che nel nostro paese si parla più delle conseguenze del fatto che del fatto stesso, che rimane solo nella memoria dei più attenti. Noi non vogliamo farlo, non vogliamo porre l’attenzione sugli effetti, ma sulla causa, che troppo spesso viene citata senza darle la giusta importanza.
Fermiamo il nostro orologio storico all’8 ottobre 1985, un giorno dopo il dirottamento della nave in cui erano presenti 201 passeggeri e 344 uomini di equipaggio.
L’8 ottobre 1985, lo ripetiamo, non perché siamo distratti, ma per far entrare questo giorno nella memoria individuale e collettiva di un paese che troppo spesso dimentica o fa finta di dimenticare: l’8 ottobre 1985 il cittadino americano Leon Klinghoffer di 69 anni e di religione ebraica, disabile a causa di un ictus e costretto alla sedia a rotelle, venne ucciso e gettato in mare dai dirottatori palestinesi (Bassām al-ʿAskar, Aḥmad Maʿrūf al-Asadī, Yūsuf Mājid al-Mulqī e ʿAbd al-Laṭīf Ibrāhīm Faṭāʾir) che avevano preso il controllo dell’Achille Lauro.
Questa è la causa che porta alla crisi di Sigonella. Questa morte, già atroce di per sé, è macchiata ulteriormente dalle assurde parole di Fārūq al-Qaddūmī, Segretario Generale del Comitato Centrale di al-Fath e responsabile del Dipartimento politico dell’OLP in Tunisia.
Fārūq al-Qaddūmī disse che la mano che uccise Leon Klinghoffer non fu quella dei quattro terroristi palestinesi, ma della moglie Marilyn, trasformatasi in assassina per poter intascare il premio dell’assicurazione sulla vita contratto dal marito.
Poco tempo dopo l’OLP smentì Fārūq al-Qaddūmī, riconoscendo l’attentato come un atto terroristico perpetrato dal commando del FLP e porgendo alla famiglia del defunto le proprie scuse ufficiali.
Il cadavere di Klinghoffer venne ripescato dalle autorità siriane tra il 14 e il 15 ottobre e consegnato all’ambasciatore degli Stati Uniti a Damasco.