È di questi giorni la polemica per la candidatura alla presidenza della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche del senatore Elio Lannutti, che all’inizio del 2019 aveva condiviso un post che accreditava la tesi dei Protocolli dei Savi Sion, secondo cui gli ebrei dominano il mondo attraverso banche, mezzi di comunicazione e massoneria.
Un manifesto dell’antisemitismo, di cui a volte si ha poca consapevolezza. Quell’antisemitismo che sembra parlare dei massimi sistemi e di cose che nulla hanno a che fare con la vita di tutti i giorni.
E invece quello contro gli ebrei è un odio tangibile, che si può toccare con mano e vedere con i propri occhi, basta non girarsi dall’altra parte.
Tangibile come l’avversione che da anni sta avvelenando Parigi, divenuta capitale anche dell’antisemitismo che in Francia ha una matrice per lo più islamica.
Ultima in ordine di tempo è l’aggressione nei confronti di uno studente israeliano attualmente in città nell’ambito di un programma di scambio universitario presso l’HEC (École des hautes études commerciales de Paris – Scuola di studi superiori commerciali di Parigi), istituto d’istruzione universitaria francese, specializzata in economia e commercio.
Lo spiacevole episodio è avvenuto nella stazione della metropolitana di Château d’Eau, mentre il 31enne stava inviando un messaggio vocale al papà tramite Whatsapp. Ed è stata proprio questa la scintilla che ha innescato i due responsabili: il fatto che il giovane stesse parlando in ebraico.
Responsabili che secondo la ricostruzione dei fatti sarebbero di origine africana. I due hanno picchiato e malmenato il ragazzo – il cui nome è Yogev B. – che grazie all’intervento di un passante è stato trasportato in ospedale.
Questa è la situazione per gli ebrei a Parigi. Una città in cui una persona non può parlare in ebraico perché diventa oggetto di aggressioni. Il numero degli episodi di antisemitismo in Francia e a Parigi nello specifico sta aumentando di anno in anno.
Noi come redazione di Progetto Dreyfus non dobbiamo “stancarci” di raccontarli, voi non dovete “stancarvi” di leggerli, perché accettarli come normali sarebbe il primo passo di uno sdoganamento che non possiamo permetterci.