“Arbeit macht frei” è la nota scritta che i nazisti misero all’entrata dei campi di sterminio. La traduzione è “il lavoro rende liberi”, una frase falsa e inutile, che rese ancora più drammatico il tempo trascorso dai prigionieri all’interno del lager.
Frase che negli anni è divenuta strumento per banalizzare la Shoah. C’è chi, addirittura, sostiene di farne uso senza conoscerne la storia. Come il proprietario di un pub, che l’ha utilizzata sopra all’insegna del suo locale in un villaggio a Lappila, alle porte di Helsinki, capitale della Finlandia.
Il fatto è stato reso noto dall’“Auschwitz Memorial” che ha pubblicato su Twitter la foto del “Tankki Bar”, il cui proprietario Juha Koskinen ha detto di non conoscere la storia della frase incriminata e di non volerla togliere come simbolo del suo pub.
Koskinen, inoltre, ha caldamente fatto sapere che se qualche avventore dovesse lamentarsi per la scelta della scritta “Arbeit macht frei”, può recarsi in un altro pub a bere una birra.
Il proprietario del Tankki Bar – come spesso accade in situazioni simili – ha provato a esprimere il suo rispetto per le vittime della Shoah: “Ovviamente le vittime di Auschwitz dovrebbero essere ricordate”.
Le differenze, però, si annidano nei dettagli e questo caso non fa eccezione.
Il significato della parola Tankki, infatti, vuol dire “carro armato”, termine tutt’altro che estraneo alla guerra e alle sue tragedie.
Ricapitoliamo. Il gestore di un pub in Finlandia ha deciso di mettere la scritta iconica dei lager nazisti (Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi) sopra l’insegna del proprio locale, sostenendo di non conoscerne la storia.
Viene da domandarsi come mai abbia scelto proprio questa frase di cui non sa l’origine come uno dei simboli della sua attività lavorativa, il cui nome significa carro armato.
Non sarebbe stato meglio scegliere una di cui si conosce la nascita e il significato?
Una presa in giro che non inganna nessuno, che testimonia ulteriormente come ormai la Shoah sia beffeggiata e minimizzata.