Una storia travagliata e tutta italiana, quella attorno all’antico cimitero ebraico di Mantova.
Riscoperto nel 2010, il cimitero è stato dimenticato per secoli. In un primo momento venne dismesso, poi passato sotto il controllo degli austriaci e infine al demanio, con altre due tappe intermedie: Regno d’Italia ed esercito.
Un tempo lontano, che oggi sta facendo discutere il Comune di Mantova, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’Assemblea Rabbinica Italiana e altre personalità legate al mondo ebraico.
Nell’area che ospita il cimitero – in cui sono sepolti i cabbalisti Moshe Zacuto e Menahem Azariah – è in atto il “Mantova hub”, un progetto di ristrutturazione per cui il Comune ha ricevuto un finanziamento di 18 milioni di euro: una cifra considerevole che sta complicando la risoluzione di un’intricata vicenda.
Gli scavi hanno messo in allerta l’Assemblea Rabbinica Italiana che in una nota ha espresso tutte le proprie perplessità:
“Nell’incontro che si è svolto il 24 Settembre a Mantova con il Sindaco e rappresentanti dell’Ucei e dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia il Sindaco ha chiarito che sono previsti in tempi brevi lavori di scavo nel capannone 2, costruito sull’area cimiteriale, in profondità di 1,4 m con l’impianto di numerosi piloni. Questo intervento costituisce un’evidente profanazione delle sepolture sottostanti. Il Sindaco si è dichiarato disponibile a esaminare soluzioni alternative, purché senza aggravio economico e nel rispetto dei progetti di costruzione che sono comunque irrispettosi delle sottostanti sepolture. L’intervento sul capannone 2 è peraltro solo una parte di un progetto che presenta varie criticità. L’imminente grave profanazione costituisce non solo un’offesa alla tradizione religiosa ma a nostro parere è anche in contrasto con le leggi dello Stato sui vincoli cimiteriali e sulle specifiche leggi dello Stato sulle sepolture ebraiche. L’urgenza ci impone di sciogliere il riserbo che come rabbini abbiamo finora tenuto sull’argomento e a denunciare pubblicamente la situazione chiedendo l’immediata interruzione dei lavori e la revisione dei progetti nel rispetto della normativa religiosa. Quello che ci troviamo ad affrontare è un problema religioso e umano estremamente sensibile: il rispetto dei morti è alla base di qualunque società e tocca sentimenti profondi dell’animo umano. Il Comune di Mantova ha sicuramente fatto sforzi per tenere conto di questa sensibilità, chiediamo di fare un ulteriore sforzo e di evitare quella che a tutti gli effetti si configurerebbe come una profanazione”.
Il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, ha affermato che il progetto continuerà e che sta lavorando a una soluzione che possa mettere tutti d’accordo:
“Gli esponenti dell’ebraismo ci hanno chiesto indagini stratigrafiche sul terreno e abbiamo accolto la richiesta. Nell’area del cimitero non realizzeremo nulla, faremo un ponte affinché non si possa calpestare. Per rispettare le leggi italiane dobbiamo rafforzare le fondamenta, scavando. Se troveremo soluzioni tecniche che consentiranno di mantenere le funzioni previste, di non interrompere il cantiere per evitare contenziosi con le ditte, e di recuperare, non dal Comune, le risorse e i costi da sostenere, noi le adotteremo”.
Un ponte, quindi, potrebbe aiutare a risolvere un problema al quanto spinoso. Una soluzione architettonica che al momento sembra l’unico punto d’incontro tra le parti in causa.