L’Isis ha perso il suo territorio ma il suo progetto di morte e terrore. È questo l’avvertimento che arriva dalle Nazioni Unite, il cui rapporto è stato realizzato basandosi sui documenti di intelligence forniti dagli Stati membri (secondo la risoluzione 2368 del 2017 con il quale il Consiglio di Sicurezza varava nuove misure contro lo Stato Islamico e Al Qaeda).
Avvertimento che non è figlio di una paura circoscritta a un governo o un paese, ma arriva direttamente dalle alte sfere e quindi decisamente più preoccupante.
A firmare il rapporto dell’Onu è stato il coordinatore della squadra di analisi Dian Triansyah Djani, ma di fatto è la sintesi degli 007 di mezzo mondo. Rapporto secondo cui nonostante le perdite territoriali, l’Isis ha ancora il suo quartier generale in Iraq, paese in cui sta impiantando cellule dormienti in attesa di sferrare nuovi attacchi.
Il rapporto delle Nazioni Unite, inoltre, cita anche Al Qaeda, che rimane radicata in Africa occidentale, Somalia, Yemen, Afghanistan e soprattutto nella roccaforte siriana di Idlib, definita “la discarica più grande del mondo di combattenti terroristi stranieri”.
La minaccia non riguarda un paese specifico ma è estesa a diversi stati. Sarebbero almeno trentamila i combattenti stranieri che negli ultimi anni hanno raggiunto Iraq e Siria per sposare la causa jihadista, di cui seimila dall’Europa: molti morti nei combattimenti, altri rientrati nel Vecchio Continente.
In tema di terrorismo islamico, il 30 luglio scorso un albanese di 26 anni è stato espulso dall’Italia con decreto firmato dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Il terrorismo islamico è pronto a colpire. Il monito arriva dalle Nazioni Unite che spesso hanno chiuso gli occhi davanti a questo problema.
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