La negazione della Shoah torna sui banchi di scuola. Non di rado, infatti, alcuni professori italiani si lanciano in riflessioni sull’Olocausto durante l’orario di lezione, con risultati che mettono in dubbio l’autenticità della una tragedia umana perpetrata dalla Germania nazista e dai sui collaboratori.
Ultimo in ordine di tempo, Gino Giannetti, insegnate di discipline plastiche all’“Eustachio Catalano” di Palermo, finito al centro di un’indagine della Digos e della procura di Palermo dopo la denuncia presentata dal preside Maurizio Cusumano, che ha segnalato il caso all’Ufficio scolastico regionale.
Secondo la ricostruzione, il professore avrebbe sostenuto in classe che nei campi di sterminio nazisti vi fossero delle piscine per far divertire gli ebrei, nonché avrebbe attaccato lo scrittore Primo Levi.
A portare alla luce gli episodi sono stati alcuni studenti, infastiditi dell’analisi sulla Shoah dell’insegnante, che hanno scritto alla redazione di Repubblica:
“Gli allievi sono arrivati ai limiti della sopportazione, il docente ha detto una serie di assurdità quali: piscine nei lager per il divertimento degli ebrei o offendendo lo scrittore Primo Levi definendolo testa di cazzo e coglione”.
Gli studenti del liceo “Eustachio Catalano” hanno aggiunto:
“Il docente era stato richiamato dal preside per via del linguaggio scurrile che teneva dentro le mura scolastiche. Adesso, però la questione è di tutt’altro tenore e gravità in quanto si tratta di negazionismo. L’insegnante ha espresso svariate volte di fronte agli allievi le sue opinioni riguardo al nazismo e allo sterminio del popolo ebraico”.
La presenza delle piscine per far divertire gli ebrei fu evidenzia anche da Leonardo Cabras, coordinatore Toscano di Forza Nuova, che nel novembre 2017, nel corso della trasmissione La Zanzara su Radio24, disse:
“Io so che in alcuni campi di concentramento c’erano i cinema, la musica di Wagner, c’erano le piscine”.
Forse le piscine in questione sono quelle in cui fu costretto a nuotare il campione di nuoto ebreo Alfred Nakache ad Auschwitz: una riserva d’acqua sporca in cui i soldati tedeschi gettano oggetti per costringerlo ad andare a recuperarli e umiliarlo.