Un uomo è stato arrestato in Danimarca per l’aggressione di una donna ebrea in Svezia. Sulla vicenda al momento non c’è molta chiarezza e le notizie sono poche e frammentarie.
Ciò che si conosce al momento è che una 60enne è stata aggredita a Helsingborg con nove coltellate all’addome e ricoverata in gravi condizioni. La polizia, le cui indagini sono partite da un’immagine estrapolate da un video di sorveglianza, ha formulato l’accusa di tentato omicidio.
Chi è la vittima? Chi è l’aggressore?
Secondo il Ministro degli Esteri d’Israele, a lottare tra la vita e la morte in ospedale sarebbe la moglie del leader della comunità ebraica locale. Notizia parzialmente confermata da un rappresentante della stessa comunità che come riporta Repubblica: “ha confermato ai media svedesi che si tratta di una persona nota e molto attiva nella comunità ebraica cittadina”
Sempre secondo il Ministro degli Esteri israeliano, l’aggressore è un musulmano noto alle autorità.
Come è facile capire, l’identità di vittima e aggressore fa un’enorme differenza sul modo di giudicare questa storia.
Perché un conto è indagare per un crimine comune, altro per antisemitismo. Se il gesto dell’aggressione fosse il frutto dell’odio antiebraico, allora la piaga dell’antisemitismo si sta diffondendo a macchia d’olio.
Stando alle notizie degli ultimi mesi, i paesi europei a non registrare un caso di antisemitismo sarebbero davvero pochi.
Qualunque sia la matrice della violenza, rimanere che in questo momento una donna è in ospedale in gravi condizioni e che nelle nostre società l’odio per l’altro sta diventando una preoccupante costante.