Auschwitz. Simbolo dell’inferno per milioni di persone. Quelle che vi morirono e i loro cari, costretti a vivere con un fardello difficile da sopportare.
Questo dovrebbe rappresentare il campo di sterminio nazista. E invece è diventando sempre più un termine di paragone da accostare a vicenda con cui ha poco (o nulla) a che fare.
Ancora di più, Auschwitz sta diventando un veicolo di promozione e di marketing. Come per il sito web Redbubble, che ha dato la possibilità di vendere oggetti raffiguranti il lager: cuscini, t-shirt, borse e minigonne.
Possibilità che ha visto la dura e ferma condanna del Museo di Auschwitz:
“Pensate veramente che vendere tali prodotti come cuscini, minigonne o borsette con le immagini di Auschwitz – teatro di un’enorme tragedia dove più di 1,1 milioni di persone sono state uccise – sia accettabile? Piuttosto è inquietante e irrispettoso”.
La replica dell’e-commerce è stata condita da ringraziamenti, accompagnati con ala rimozione dei prodotti segnali e “altri simili”.
Per qualche ragione che sfugge alla decenza e al rispetto sono stati prodotti oggetti con l’immagine di Auschwitz. Un caso? Una vista? Una trovata pubblicitaria? Qualunque sia la risposta, il fatto è che tali oggetti hanno un mercato e un loro pubblico.
Perché c’è chi ama dormire poggiando la testa su un cuscino in cui è raffigurato un luogo dove morirono milioni di persone. Chi invece ama mostrarlo sulla propria minigonna e chi sulla propria maglietta.
Finché esisteranno queste persone, ne troveremo altre ciniche e spietate che continueranno a strumentalizzare una tragedia umana per proprio tornaconto.