Pesach: in attesa del ritorno del quinto figlio

Rav Scialom Bahbout
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Ebraismo

Pesach: in attesa del ritorno del quinto figlio

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Rav Scialom Bahbout
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La Hagadà di Pesach (il testo che si legge durante la cena della sera della festa, ndr) contempla che il racconto dell’uscita e della liberazione dall’Egitto debba essere raccontato ai figli in maniera diversa a seconda del loro carattere e del loro modo di essere.

Quattro figli diversi uno dall’altro: il sapiente, il malvagio, il semplice e quello che non sa porre domande.

La domanda è se si tratti di figli diversi oppure di svariati momenti di essere dello stesso figlio, di ognuno di noi che può passare dall’essere sapiente, ad allontanarsi dalla sua identità (fino a non riconoscersi come membro della collettività di Israele), a quello che non è più capace di porre domande se non in modo semplicistico, oppure ancora fino al punto in cui non è neanche in grado di porre domande.

Oppure forse i figli di cui parla la Hagadà appartengono a quattro generazioni diverse: la prima generazione è quella saggia e sapiente, la seconda “intellettualistica”, figlia dell’illuminismo, utilizza le conoscenze per ridicolizzare la propria storia e negare la propria identità, la terza è quella del figlio della seconda generazione che non è mai venuto a contatto con la cultura e la tradizione ebraica e che tuttavia il padre, il figlio dell’uomo sapiente, porta alla tavola del Seder (il rituale che precede la cena in cui si racconta l’esodo degli ebrei dall’Egitto, ndr) e che ignaro di tutto ciò chiede semplicemente “Cosa è tutto ciò?”. La quarta generazione non sa neanche porsi le domande e allora sta a noi cercare di metterlo nelle condizioni di porsi domande e dargli delle risposte.

Il testo della Hagadà non parla di un quinto figlio, quello che non siede più alla tavola del Seder: quello che non è sopravvissuto o alle persecuzioni che si sono avvicendate nella storia fino alla Shoah o che si è allontanato e assimilato o è diventato un “marrano”, poi convertito in seguito alla Cacciata degli ebrei dalla Spagna nel 1492. Il quinto figlio è quello che – come il quinto bicchiere che si riempie e non si beve – il profeta Elia condurrà a casa, quando verrà ad alzare il quinto calice: ognuno di questi figli tornerà finalmente a casa.

Tornare a casa, esattamente come farà il quinto figlio, è compito di ognuno. Allora anche il profeta Elia potrà venire e annunciare che la redenzione è vicina, così come è scritto “In Nissan sono stati redenti e in Nissan verranno redenti in futuro”.

(Nell’immagine in alto: “Il Seder di Pesach”, di Emanuele Luzzati)

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