L’assassinio di Sarah Halimi è antisemita, non è un pazzo. È l’appello lanciato da 32 intellettuali francesi sulle pagine del Le Figaro, in cui hanno chiesto il processo per il responsabile dell’omicidio della donna, Kobili Traoré, ritenuto incapace di intendere e di volere da una perizia dello scorso marzo.
Tra i firmatari dell’editoriale, intitolato “L’assassino di Sarah Halimi non deve sottrarsi a un processo”, compaiono Sonia Mabrouk, Pierre Nora, Jacques Julliard, Élisabeth Badinter, Mona Ozouf, Bernard de la Villardière e Alain Finkielkraut:
“La fase istruttoria è conclusa. Due opzioni si offrono ai giudici: dare un’ordinanza di “non luogo psichiatrico” con un rimando per definire le misure di sicurezza da prendere nei confronti dell’assassino “irresponsabile”. Ma i giudici non sono chiamati a ordinare il “non luogo a procedere”. Potrebbero anche dare un’ordinanza di messa in accusa davanti alla Corte d’Assise. Esiste la possibilità di un’assoluzione se i giurati stimano che Kobili Traoré era penalmente irresponsabile. Ma almeno ci sarebbe un processo, con dibattimenti contraddittori. Almeno esisterebbe una speranza che giustizia sia resa a Sarah Halimi, vittima di un crimine antisemita barbaro”.
Un episodio che sconvolse la Comunità ebraica francese e fu lo spartiacque di un antisemitismo che nel paese di respirava già da danni.
Oggi 32 intellettuali chiedono giustizia per una donna, la cui unica colpa è quella di essere stata ebrea. Una colpa che peraltro tale non è. Una colpa che invece va attribuita al suo barbaro omicida Kobili Traoré, che deve essere processato perché ha ucciso solo perché antisemita.