Gli episodi di antisemitismo si stanno susseguendo. Negli ultimi mesi l’odio antiebraico ha colpito in numerosi paesi sparsi nel mondo. Francia, Germania, Italia, Svezia, Norvegia, Belgio, Argentina sono solo alcune nazioni dove l’antisemitismo sta trovando terreno fertile.
In questo solco si inserisce un’altra pericolosa vicenda avvenuta in Turchia, a Izmir, città sulla costa dell’Egeo, terza per numero di abitanti dopo Ankara e Istanbul, in cui una molotov è stata lanciata contro una sinagoga, per fortuna senza ferire alcuna persona.
Il gesto è stato commesso da un uomo che arrestato dalla polizia ha confessato di aver agito per protestare contro Israele.
L’assenza di feriti non deve far abbassare l’attenzione su quanto avvenuto in Turchia. Perché quando vengono presi di mira i luoghi di culto, la situazione è molto più grave di quanto si pensi.
Non è solo la prova del mancato rispetto per una cultura e una religione, ma è la cartina di tornasole del senso di impunità e della libertà di azione che hanno i responsabili.
Ma rimanda anche a quanto accade in Italia: basti ricordare che qualche tempo prima l’attentato alla Sinagoga Maggiore di Roma avvenuto il 9 ottobre 1982, una bara venne lanciata contro l’edificio centenario presente nella capitale.
Non è che i responsabili del lancio furono gli stessi che commisero il vile attentato, ma è utile per capire il clima che c’era attorno agli ebrei in quel periodo, preceduto dalla guerra fra Israele e Libano agli inizi degli Anni 80.
In più, la Turchia ha spesso mandato messaggi spezzanti, nonché minacce a Israele sia per la capitale Gerusalemme, sia per la recente legge sulla Stato ebraico entrata in vigore prima dell’estate scorsa.
Lo diciamo da molto tempo, abbassare la guardia sull’antisemitismo non reca danno solo agli ebrei, ma a tutti, perché è una fotografia sull’intolleranza verso chi viene percepito come diverso.