L’umanità contro la lucida volontà di sterminare gli ebrei e cancellare l’ebraismo della storia. Un italiano contro la macchina di morte nazista, volta alla conquista di un’Europa ancora oggi alla ricerca di sé stessa.
L’italiano era Francesco Tirelli, nato a Campagnola Emilia, in provincia di Reggio Emilia nel 1898, poi trasferitosi a Budapest, dove aprì una gelateria.
Una scelta imprenditoriale che lo fece diventare un eroe e gli permise di salvare decine di ebrei dall’esercito del Terzo Reich che nel frattempo aveva invaso l’Ungheria.
Prima della guerra la gelateria era diventata un punto di ritrovo per gli abitanti del centro città e per Peter, un giovane ebreo, che poi cambiò nome in Isacco Meir, cliente abituale di Francesco.
Nel maggio del 1944 i momenti di svago nella gelateria s’interruppero: i nazisti misero nel mirino gli ebrei di Budapest, dando inizio a rastrellamenti e deportazioni. Francesco Tirelli, però, non si girò dall’altra parte, non voltò le spalle agli ebrei locali, dando loro rifugio nel suo retrobottega.
Fra loro figurava anche Peter, la cui passione per il gelato gli salvò la vita, divenuto ottimo conoscente di Francesco.
Come spesso accade in questi casi, questa vicenda diventò pubblica solo decenni dopo. Recenti ricerche hanno evidenziato che il gelataio italiano non salvò solo Peter-Isacco ma anche altri ebrei: il numero non è preciso, si va dai 15 ai 50.
A renderla pubblica fu la nuora di Meir, che consentì a Francesco Tirelli di diventare “Giusto fra le nazioni”.
In questa magnifica storia di umanità c’è però un neo: Isacco Meir non riuscì mai a mettersi in contatto né con Francesco né con un suo familiare. Per ringraziarlo, per dirgli che il suo coraggio gli permise di creare una famiglia divenuta parte del popolo di Israele. Una famiglia nata grazie a un gelataio italiano, che non chiuse gli occhi davanti ai crimini nazisti.