Sta facendo molto discutere una sentenza di un procuratore norvegese, secondo cui la frase “fottuti ebrei” non tradisce la natura antisemita del responsabile ma è una critica legittima verso le politiche dello Stato d’Israele.
Sentenza che ha visto l’assoluzione di Kaveh Kholardi, il rapper norvegese di origini iraniane, che in un’esibizione del giugno scorso a Oslo si rivolse verso il pubblico gridando “fottuti ebrei”.
L’episodio era stato duramente criticato dal portavoce del comune di Oslo, Christine Thune che aveva rivelato a un giornale le lamentele degli organizzatori, nei cui intenti c’era quello di dare vita a una manifestazione di inclusione e promozione della diversità. Invece andò in scena “esattamente l’opposto di ciò si voleva promuovere”.
Aspre critiche arrivarono anche dal leader della comunità ebraica locale, Ervin Kohn, che decise di ricorrere ad azioni legali contro Kholardi, in questo giorni assolto dal procuratore generale Tor Aksel Busch con motivazioni sconcertanti che ricordano quelle del gip di Roma Ezio Damizia, secondo il quale il coro “giallorosso ebreo” non è razzismo ma solo uno sfottò sportivo.
Un particolare che saltò agli occhi nell’estate scorsa fu un cinguettio su Twitter di Kholardi, che cinque giorni prima del concerto incriminato, scrisse: “gli ebrei sono fottutamente corrotti”.
Questa sentenza, come quella relativa ai tifosi della Lazio, dovrebbe far alzare polveroni e indignazione.
Invece a protestare sono sempre gli stessi. Gli stessi che vengono lasciati soli a combattere battaglie che dovrebbe essere di tutti, salvo poi trovare comprensione tardive in coloro che hanno chiuso gli occhi mentre la situazione stava degenerando…