L’intelligence italiana ha consegnato al Parlamento la Relazione dei Servizi di informazione e sicurezza per il 2018.
L’analisi dei nostri 007 si è concentrata su tre aspetti fondamentali:
- Nonostante la perdita di territorio in Siria e in Iraq e l’indebolimento strutturale, l’Isis è ancora in grado di colpire l’Europa.
- I foreign fighters tornati nel Vecchio continente sarebbero 1.700, di cui 400 nei Balcani.
- I “combattenti stranieri’ nell’area siro-irachena sono circa 8 mila, dei quali 2.600 europei dello spazio Schengen” (cioè quell’area comprendente 26 Stati europei che hanno abolito i controlli alle loro frontiere comuni, sostituite da una frontiera unica ed esterna e come un unico paese).
Secondo il rapporto il pericolo non è solo o esclusivamente nei numeri mai nei contenuti:
“La pericolosità del fenomeno dei “rientri” risiede più che nei numeri, nel profilo stesso dei reduci, potenziali veicoli di propaganda e proselitismo, nonché portatori di esperienza bellica e di know-how nell’uso di armi ed esplosivi”.
In estrema sintesi il jihadismo non ha mai conosciuto flessioni, anzi:
“Si conferma come molto articolata e dalle radici profonde, risultando in grado di riproporsi sia nelle sue manifestazioni tradizionali, sia in ulteriori forme ed in nuovi teatri”.
Riguardo al terrorismo islamico cosa è accaduto in Italia negli ultimi giorni?
Il giudice di Pace di Padova ha rifiutato il ricorso contro il decreto di espulsione di Shaban Caca, un albanese considerato ancora un pericolo sociale e incline a derive terroristiche, che venne espulso dall’Italia per condotte ritenute pericolose per la sicurezza nazionale.
Ad Acerra, nel Napoletano, è finito in manette Mourad Sadaoui. L’accusa è di terrorismo per il foreign fighter algerino che aveva combattuto in Siria e Iraq tra le fila di Daesh.
La minaccia jihadista non smette di spaventare l’Europa e l’Italia continua a essere un paese crocevia per i terroristi islamici…