Da sempre nella politica internazionale ci sono due tipi di soggetti diversi o se si vuole due politiche: quelli che sono interessati a mantenere lo status quo, perché sono soddisfatti della loro realtà geopolitica e vogliono concentrarsi sullo sviluppo interno, sull’economia, sul benessere della popolazione. E coloro che invece vogliono rovesciare lo status quo, eliminare dei nemici, acquistare dei territori, magari convertire delle popolazioni o costruire un’egemonia militare. Il primo gruppo di paesi vulole la pace, il secondo è fonte di instabilità ed è disposto a sostenere una guerra per realizzare i proprio obiettivi, che spesso si presentano come “rivincite” rispetto a sconfitte o ingiustizie subite in passato.
Nel Medio Oriente oggi gli stati che difendono lo status quo sono l’Egitto, l’Arabia Saudita, i paesi del Golfo la Giordania e naturalmente Israele. Quelli che vogliono modificarlo sono Iran, Turchia, Qatar, le varie entità terroristiche come Isis, Hezbollah, la fazioni palestinesi come Hamas (di più) e Fatah (in parte). Dietro il primo gruppo ci sono gli Stati Uniti, il secondo è massicciamente appoggiato anche sul piano militare dalla Russia. Fra le potenze aggressive la più importante è l’Iran, che svolge azioni sovversive, spesso chiaramente militari, in Iraq, Yemen, Siria, Libano, Afghanistan, Emirati Arabi – e proclama la volontà di cancellare Israele dalla mappa geografica, preparando concretamente questo obiettivo avvicinando le proprie forze armate al confine dello stato ebraico (che dista 1000 chilometri), armando e organizzando dei satelliti fra Siria (Assad e Hezbollah), Libano (ancora Hezbollah). Gaza e Giudea e Samaria (Hamas e in maniera ancora più diretta la Jihad Islamica).
La politica di riarmo e riconquista dell’Iran consegue all’antichissima rivalità fra persiani e arabi, ma anche alla frattura del mondo islamico fra Sciiti e Sunniti; nei tempi recenti risale all’aggressione dell’Iraq, fra il 1980 e il 1988. E’ alla fine di quella guerra, trent’anni fa che gli ayatollah decisero di procurarsi l’armamento nucleare e missilistico. Il paese allora era isolato privo di relazioni internazionali, ma aveva l’ambizione di conquistare l’egemonia sul Medio Oriente e di guidare l’Islam alla rivincita sull’Occidente. In questo periodo la situazione politica dell’Iran è migliorata strepitosamente: l’arcinemico Saddam è stato eliminato dagli Stati Uniti, col rispultato di portare al potere nel paese gli sciiti, la Siria è crollata e poi è stata conquistata dall’Iran insieme alla Russia, la Turchia si è staccata dall’Occidente per cercare una strada sua fra islamismo e restaurazione dell’impero ottomano, la Russia ha pensato bene di sceglierla come alleato strategico. Il colmo è avvenuto quando la stessa scelta è stata fatta da Obama, tradendo alleati storici come Egitto e Arabia, oltre a Israele. Obama ha permesso all’Iran di ottenere le cifre ingenti che gli servono per coltivare il suo imperialismo (solo Hezbolla costa 700 milioni di dollari l’anno: https://www.thenational.ae/world/the-americas/iran-pays-hezbollah-700-million-a-year-us-official-says-1.737347), gli ha riconosciuto l’egemonia regionale, ha firmato un patto che rallenta solo la realizzazione delle armi atomiche, senza interdire all’Iran la preparazione di missili potenti per trasportarle e senza bloccare la sua aggressione in tutto il Medio Oriente.
Il risultato è una corsa sfrenata alle armi. Solo negli ultimi giorni si è visto il secondo lancio di un satellite iraniano (che vuol dire che i suoi missili sono intercontinentali e sono protetti con imponenti fortificazioni: http://www.israelhayom.com/2019/02/08/iran-reveals-missile-shows-off-underground-factory/), si è scoperta una nuova fabbrica di razzi in Siria (https://worldisraelnews.com/israel-discovers-new-iranian-precision-missile-factory-in-syria/), si sono avute minacce di distruzione per le navi americane (https://www.express.co.uk/news/world/1070495/world-war-3-iran-usa-israel-donald-trump-US-saudi-arabia-middle-east-conflict), oltre naturalmente alle solite sparate contro Israele.
Insomma in questo momento l’Iran è il singolo fattore più aggressivo della politica internazionale, così pericoloso da aver indotto i paesi arabi sunniti, tradizionbali nemici di Israele, a cambiare atteggiamento e a cercare un’alleanza con lo stato ebraico per difendersi dagli ayatollah. E non è un caso che ben due conferenze internazionali, una a Monaco e una a Varsavia, siano centrate sulla minaccia iraniana.
Ma l’Iran ha un paio di talloni d’Achille. Ci sono i giovani che protestano da anni perché vogliono più libertà, ci sono le minoranze etniche profondamente insoddisfatte. C’è grande corruzione ai vertici dello stato, dove il clero sciita fa quel che gli pare. Ma soprattutto c’è una gravissima crisi dell’economia, incrementata dalle sanzioni che Trump ha imposto di nuovo, dopo gli anni della complicità di Obama. E qui bisogna dire che l’atteggiamento dell’Europa, che prosegue la politica di Trump fino a preparare dei meccanismi finanziari per aggirare le sanzioni è peggio che criminale, completamente stupido. E’ proprio l’Europa il principale obiettivo del fronte dei paesi revanscisti, dall’Iran alla Turchia alla Russia che li appoggia. Perché favorire l’imperialismo iraniano, che già minaccia coi suoi missili (che prima o poi se si va avanti così, diventeranno nucleari) il territorio europeo? Perché appoggiare economicamente il principale alleato della Russia, che dell’Europa è nemica? Perché ignorare le violazioni dei diritti umani, la repressione dei giovani, le impiccagioni degli omosessuali, la caccia alle minoranze religiose, l’odio di stampo nazista contro Israele? E’ proprio vero che l’ideologia è un veleno che impedisce di vedere perfino i propri interessi fondamentali.