Non ci si deve stupire della presenza di testi antisemiti alla fiere del Libro che si tengono negli stati arabi o islamici. Farlo non permetterebbe di focalizzare il problema e la conseguente differenziazione di comportamenti fra i diversi paesi.
Ma andiamo con ordine.
In questa settimana si sta svolgendo la fiera internazionale del Libro al Cairo, dove la lettura antisemita sta intrattenendo chi vuole confermare le proprie false convinzioni sul popolo ebraico.
La conquista del mondo, il controllo della finanza attraverso i media e la massoneria sono diventati narrativa antiebraica grazie a testi come “L’ebreo internazionale” di Henry Ford, “Mein Kampf” di Hitler e “I protocolli dei Savi di Sion”, di cui il Centro Simon Wiesenthal ne ha denunciato la presenza all’evento più importante dell’editoria araba, che si tiene per l’appunto in Egitto.
Presenza che ha visto la presa di posizione degli Stati Uniti, che hanno deciso di ritirare lo stand in quella che non era più una festa del libro. Thomas H. Goldberger, incaricato d’affari dell’ambasciata Usa al Cairo, ha affermato:
“Ho contattato immediatamente il governo egiziano per telefono e per iscritto per protestare contro la presenza di materiale antisemita alla Fiera internazionale del libro e per chiedere che vengano presi immediatamente i provvedimenti necessari per rimuoverli”.
Da una parte ci sono gli Stati Uniti che ha puntato il dito contro la kermesse egiziana, dall’altra abbiamo l’Italia, che tace o parla a bassa voce.
La politica italiana pare non riesca a uscire da quel groviglio che ha generato “la moglie americana e l’amante libica”, tanto in voga fra gli Anni 70 e 80. Pare non voglia prendere posizione sull’antisemitismo, su cui più volte il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha posto l’accento.