In Italia ci sono persone sospette legate al terrorismo islamico. La comunicazione della direzione centrale della Polizia di prevenzione del ministero dell’Interno è arrivata sulle scrivanie delle questure italiane, che hanno fatto scattare l’allarme nelle nostre città.
I media li hanno ribattezzati “lupi solitari”, anche se in realtà sembrano essere soggetti facenti parte di una rete più grande: magari agiscono da soli, ma hanno sicuramente appoggi logistici e risorse di vario genere che arrivano da altri personaggi legati al terrorismo islamico.
L’attentatore di Strasburgo, Cherif Chekatt, aveva collegamenti con il nostro paese. Sul profilo Facebook del fratello, ci sono alcune immagini fotografiche scattate a Roma, davanti alla fontana di Trevi.
Un altro personaggio finito sotto la lente di ingrandimento delle nostre forze dell’ordine è Brahim Lhmidi (su cui sta indagando la polizia spagnola per sospetti legami con un Al Mesaudi De Beni Chikar) nella cui utenza telefonica sono stati sono trovati due numeri italiani: uno legato ad Aziz Lazouzi, nato in Marocco e residente a Rovo di Puglia (Bari) e prima intestato a Mustafa Ersoz, turco che faceva base a Napoli, clandestino e con provvedimento di espulsione a suo carico; l’altro intestato a Mohammed El Aloui, marocchino residente vicino Roma, che durante gli attentati di Parigi del 2015 si è collegata con un numero saudita, contattata dal terrorista Abdelhamid Abaaoud.
All’Italia è stata segnalata dall’Interpol di Lione una lista di nomi di alcuni soggetti sauditi collegati all’Isis che potrebbero trovarsi o transitare in Italia. Si tratta di Mujahid Muhammad Sa’ad Al-Bagami, Lafi Ubayd Samir Al Anzi, conosciuto anche con i nomi di Abu Ibrahim Al Zajrawi, Abu Hajir Al Zajrawi e Abu Ubayd AlZajrawi.
Il terrorismo islamico ha allungato le mani sull’Italia, un crocevia per molti attentatori o personaggi legati all’estremismo di matrice islamica. Un problema che abbiamo riportato in numerosi nostri articoli nei mesi precedenti.