Il terrorismo islamico non hai smesso di allungare le sue pericolose mani su Roma e sulla Città del Vaticano, simbolo di quella cristianità da condannare e combattere.
Iniziano a essere diversi gli episodi che legano il terrorismo islamico alla capitale. I video che dall’estate 2014 vengono messi in rete con la bandiera dell’Isis in Piazza San Pietro alle ripetute minacce di conquistare la Città Eterna, senza dimenticare l’arresto del terrorista palestinese, Abdel Salem Napulsi, finito in manette con l’accusa di volerci compiere un attentato.
A questi va aggiunto un altro arresto, quello di Mohsin Ibrahim Omar, noto come Anas Khalil, un 20enne somalo a cui è stato convalidato il fermo, perché intento a compiere un attentato a Piazza San Pietro nel giorno di Natale.
Le intercettazioni telefoniche hanno fatto scattare il provvedimento d’urgenza. Frasi come “il 25 è Natale…dei cristiani…le chiese sono piene” e “le bombe a tutte le chiese d’Italia”, a cominciare da quella “più grande”, hanno allarmato gli inquirenti.
Secondo gli investigatori dell’antiterrorismo barese Mohsin Ibrahim Omar è affiliato all’Isis in Somalia e in contatto con una sua cellula operativa e ha commentato così l’attentato a Strasburgo dell’11 dicembre scorso:
“Speriamo. Quello che uccide i cristiani, i nemici di Allah, è un nostro fratello. Da dove viene, viene. Però se uccide i cristiani è nostro fratello”.
Questa vicenda contribuisce ulteriormente a disegnare la mappa del terrorismo islamico in Italia, che vede a Bari uno snodo fondamentale.
Lo scorso anno nel capoluogo pugliese venne fatto un arresto preventivo per terrorismo e nel 2016 vennero effettuate delle indagini sui legami che in città avrebbe avuto Mohamed Lahouaiej Bouhlel, l’attentatore di Nizza.
Dalla nascita dell’Isis, Bari è una città che da subito è finita nelle indagini per il terrorismo islamico in Italia. Già nell’estate 2014, infatti, fu ipotizzata che fosse un ponte da e verso il Kosovo, paese considerato una fucina di terroristi.