Quando l’immaginazione trova concretezza. Quando il genio cambia un settore, tanto che viene spesso identificato con esso. In due sole parole: Stan Lee.
Stan Lee è scomparso all’età di 95 anni, lasciando una grande eredità non solo nel mondo dell’intrattenimento. Ha dato vita all’Uomo Ragno, ai Fantastici Quattro, a Hulk e agli X-Men (solo per citarne alcuni), tutti eroi imperfetti, rivoluzionando quel mito dell’eroe senza macchia e senza difetti. Gli ha resi umani, più vicini a noi, con tutti le problematiche e le questioni irrisolte della gente comune.
Stan Lee, all’anagrafe Stanley Martin Lieber, nacque nella New York degli Anni 20 da genitori ebrei immigrati dalla Romania. Da ragazzo cominciò a scrivere brevi testi per quella che poi sarebbe diventata la Marvel, allora Timely Comics guidata dall’editore Martin Goodman, un suo zio acquisito che gli diede la possibilità di iniziare una brillante carriera.
Dopo il grande successo degli Anni 40, il settore dei fumetti subì una frenata a causa della censura che condizionò il calo di vendita. L’anno di svolta nella vita lavorativa di Stan Lee arrivò nel 1961, quando Goodman lo incaricò di creare un nuovo gruppo di supereroi.
Insieme al grande disegnatore Jack Kirby, diede inizio a una leggenda dei fumetti: nascono i Fantastici Quattro, eroi che vivono come una famiglia, combattono minacce cosmiche ma sono vinti da reciproche gelosie e risentimenti.
Un altro grosso successo nella carriera di Stan Lee è quello di aver creato gli X-Men, che secondo Roberto Recchioni, curatore di Dylan dog ed esperto del mondo del fumetto, sono una metafora di tutti i razzismi:
“Gli X-Men sono una metafora delle persecuzioni contro gli ebrei e di tutti i razzismi perché sono mutanti e non vengono trasformati in identità diverse ma nascono in quella maniera”.
Stan Lee ha rivoluzionato il mondo del fumetto e conseguentemente quello del cinema che ha attinto alla sue creazioni per dare vita a film dal successo planetario.