Nel linguaggio comune si usa un’espressione per far intendere di esser riusciti a uscire da una situazione difficile con una scappatoia: salvarsi in calcio d’angolo. Espressione ripresa dal gergo calcistico quando il radiocronista raccontava un’azione difensiva di una squadra che in qualche modo aveva evitato di subire un gol, rifugiandosi, per l’appunto, in calcio d’angolo.
Forse non sapremo mai, se questo è il caso del portavoce del premier Giuseppe Conte, Rocco Casalino. In questi giorni sta circolando un video del 2004, in cui l’ex concorrente del Grande Fratello usa dei concetti molti forti, fra cui il seguente:
“Non possiamo semplificare la seconda Guerra mondiale con Hitler=Male e Ebrei=Poveretti, ma dobbiamo comprendere la complessità storica che ha portato i tedeschi a odiare gli ebrei e poi a incenerirli”.
Scoppiata la polemica Dagospia ha interpellato Enrico Fedocci, il giornalista che aveva invitato Rocco Casalino al corso in cui ha detto le frasi incriminate.
Fedocci ha spiegato che Casalino stava rispondendo alle domande di alcuni studenti in quella che inizialmente doveva essere un’intervista:
“I ragazzi avrebbero dovuto fare un pezzo come esercitazione su Rocco dopo averlo intervistato. Centro teatro attivo è scritto sulla lavagna perché la mattina avevo invitato un doppiatore di quel Centro per spiegare agli allievi l’importanza di una corretta dizione. Gli dissi di provare i ragazzi, la sua risposta fu: “Devo recitare un personaggio”. “Bravo” replicai io”.
Ammettiamo che la ricostruzione fatta rispecchi la realtà dei fatti. Perché per fare contestualizzare o spiegare qualcosa bisogna ricorrere alla contrapposizione Hitler-ebrei o alla Shoah nel suo complesso?
Ciò che c’è da domandarsi è: cosa spinge diverse persone a scegliere proprio l’Olocausto come termine di paragone.
Non sapremo mai se la ricostruzione fatta rispecchi la realtà dei fatti, ma forse non ci interessa perché sentire quelle parole anche se non “vere” è sempre una botta al cuore. Come dice lo stesso Casalino nel video: “Siamo abituati alla banalità e alla semplificazione di ogni cosa”.