Ufficialmente è un’organizzazione che promuove l’agricoltura e protegge l’ambiente, ufficiosamente è una struttura militare di Hezbollah in borghese che spia Israele.
È quanto è scritto in un rapporto presentato dal governo di Gerusalemme alle Nazioni Unite, accompagnato da una serie di fotografie che non lascerebbero spazio a dubbi o interpretazioni. È stato rivelato, inoltre, che nella zona dove opera la ong “Green Without Borders” non ci sono né uccelli né foreste da preservare.
E allora cosa fa lì questa organizzazione libanese? Semplice, viola la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che nel 2006 pose fine alla Seconda Guerra del Libano tra Israele e Hezbollah e in cui è scritto il divieto di una presenza militare Hezbollah a sud del fiume Litani.
Le milizie libanesi infrangono regolarmente questa risoluzione e l’UNIFIL, la forza di peacekeeping di stanza nell’area, non riesce ad arginare questa deriva. Ma c’è di più, perché ogni volta che UNIFIL chiede di ispezionare i siti sospetti nei villaggi del sud del Libano, i residenti locali rispondono che si tratta di abitazioni private e cortili e che la forza ONU non può entrare senza aver ricevuto il loro permesso.
Questo stratagemma consente a Hezbollah di operare liberamente nel sud del Libano e spiare lo Stato ebraico.
Un funzionario del Northern Command delle forze di difesa israeliane ha detto ai giornalisti che la posizione incriminata si trova vicino al villaggio libanese di Al-Adisa, a circa un chilometro dal confine israeliano, di fronte al kibbutz Misgav Am.
Particolare non da poco è che questa postazione non è l’unica. Nello scorso luglio Danny Danon, l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, ha presentato foto di altre cinque posizioni simili, atte a spiare Israele.
Il ministro degli Esteri libanese, Gebran Bassil, ha respinto le accuse, sostenendo la totale infondatezza della notizia.
Poteva fare altrimenti?