A Gaza i disordini continuano e stanno diventando più frequenti e più violenti. Ormai i terroristi inquadrati da Hamas non si limitano a bruciare copertoni, mandare in giro arnesi incendiari volanti, cercare di tagliare la rete di confine con strumenti manuali. Usano le bombe e assaltano in massa con le armi i difensori dell’esercito israeliano, provano a sfondare anche per mare e minacciano di usare i tunnel d’attacco che restano loro ancora (quindici sono stati distrutti dall’aviazione negli scorsi mesi) per uccidere e rapire gli abitanti dei villaggi subito al di là della frontiera. I soldati israeliani sono schierati a difesa e stroncano questi attacchi con gravi perdite per gli assalitori, che non fingono neanche più di essere pacifici manifestanti: sono orde d’assalto che riproducono con meno ordine le scene delle trincee della prima guerra mondiale.
Sui giornali, quasi tutti ipocriti e mentitori, leggiamo di “scontri fra Israele e palestinesi”, ma non è vero. Gli “scontri” avvengono solo dove e quando Hamas manda all’assalto i suoi gruppi di terroristi, Israele non va mai oltre al confine e non inizia mai, si limita a difendersi dagli attacchi dei terroristi e uccide solo quelli che minacciano di sfondare la linea di confine. I morti sono quasi tutti da una parte sola, perché la tattica di Hamas, che non ha forze corazzate, è quella del 1916: manda i suoi all’assalto allo scoperto armati di bombe e armi leggere. Contro una difesa ben organizzata possono solo sperare in un caso fortunato (per loro) di confusione. Ma l’esercito israeliano è ben coordinato e sa come contrastarli.
Si parla dunque di scontri, e non ci si chiede perché ci sono. Non si dice neanche che Hamas li organizza e dichiara pubblicamente di volerli continuare fino a che avrà raggiunto i suoi obiettivi politici immediati, cioè la fine del blocco congiunto israeliano ed egiziano che controlla le importazioni nella striscia, impedendo che arrivino armi o materiali per la loro fabbricazione. Vale a dire che per Hamas una cessazione della violenza è possibile solo a condizione di porre le premesse per una guerra futura, in cui sarebbe meglio armato e più dannoso per Israele (e naturalmente di riflesso anche per gli abitanti di Gaza).
O si risponde genericamente che a Gaza sono disperati. Ma perché sono disperati? Israele ha fatto qualcosa di grave negli ultimi mesi? No, non è cambiato nulla. Anche nei momenti degli scontri più gravi, Israele ha fatto passare rifornimenti, acqua, cibo, merci varie, perfino carburante. Di recente c’è stata una spedizione di benzina organizzata dal Qatar, che Israele ha fatto passare nonostante il parere contrario dell’Autorità Palestinese.
Questo parere contrario è parte di un punto essenziale su Gaza, che nessuno racconta. Da un anno circa la dirigenza dell’Autorità Palestinese ha deciso di strangolare economicamente Gaza. Ha messo in atto sanzioni economiche, ha smesso di pagare gli stipendi ai suoi stessi dipendenti che vi abitano, ha rifiutato di concedere i permessi sanitari per le persone che devono andare in ospedali israeliani e quelli di studio per gli studenti che cercano di frequentare una scuola fuori dalla striscia, ha cercato in tutti i modi di sabotare le trattative mediate dall’Egitto e dal Qatar per diminuire la tensione al confine, ha perfino dichiarato persona non grata l’inviato dell’Onu perché si era permesso di stimolare queste trattative. Tutto questo è possibile perché negli accordi di Oslo, mal concepiti e dannosi anche sotto questo profilo. l’Autorità Palestinese è riconosciuta come “unica rappresentante del popolo palestinese” e dunque ad essa sono affidati i posti di confine, è essa che emette passaporti e certifica condizioni economiche e di salute, insomma per Israele è l’interlocutore giuridicamente obbligatorio.
Ovviamente Abbas, il dittatore dell’Autorità Palestinese, incapace o non disposto a condurre negoziati di pace, vuole piegare Hamas al suo comando per essere più forte, questo è forse l’ultimo obiettivo rilevante della sua vita politica declinante come la sua salute; ma sul piano militare e del consenso interno Hamas è assai più forte e rifiuta di sottomettersi. Per questa ragione le trattative di “riconciliazione nazionale” condotte dall’Egitto sono sempre fallite. Questa è la ragione per cui l’Autorità Palestinese e non Israele ha stretto un vero e proprio assedio economico a Gaza, sperando in una rivolta contro Hamas, che non avviene, o almeno in disordini che coinvolgano Israele, come invece sta accadendo, con il risultato se non di fare danni militari allo stato ebraico, almeno di danneggiarlo nell’immagine e di avere argomenti propagandistici da sfruttare (“i bambini di Gaza”, “la crudeltà dell’esercito israeliano” ecc. ecc.).
Insomma chi cinicamente sta affamando gli abitanti di Gaza, con il progetto di danneggiare Hamas o Israele o tutti e due è l’Autorità Palestinese. E’ una responsabilità pesante, condivisa con Hamas, che ha scelto di reagire a questa situazione mandando non solo i suoi terroristi, ma il più possibile della popolazione comune, donne e bambini compresi, a farsi ammazzare nell’impossibile tentativo di sfondare un confine internazionale difeso da un esercito bene armato. Se per caso riuscissero a fare qualche danno, a rapire o uccidere qualche civile o soldato rimasto isolato, sarebbe per loro un grandissimo successo. Se non ci riescono sono carne da cannone da far pesare nella propaganda. Anche questo è un cinismo insopportabile, veramente inaudito, non denunciato da nessuno dei “pacifisti”, degli “amici dei palestinesi”, dei “progressisti” che trovano comodo attingere al grande serbatoio dell’antisemitismo e prendersela con gli ebrei.